tag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post8642220131842521638..comments2023-05-02T15:19:16.749+02:00Comments on L'isola dei poeti: POESIA ITALIANA - ANTONIO SAGREDOMario M. Gabrielehttp://www.blogger.com/profile/10706941017649304583noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-21324677962624475922016-06-14T19:55:19.779+02:002016-06-14T19:55:19.779+02:00La tensione interna propria delle poesie di Sagred...La tensione interna propria delle poesie di Sagredo è la dissimulazione. Benché De Robertis dica, del suo aver accostato in sequenza i versi di Sagredo che terminano col punto di domanda e quelli col punto esclamativo, che sono “curiose elucubrazioni conseguenti all'arbitraria frammentazione che ho eseguito e che rischia di non approdare quasi a nulla” in realtà ha seguito la traccia, come un cane da tartufi, della verità soggettiva che Sagredo dichiara di sé, dissimulandola, come fa una analoga dissimulazione del proprio sentire drammatico la cultura barocca.<br />Infatti De Robertis riconosce “E' sorprendente notare come raccogliendo i versi dominati dagli interrogativi e ponendoli in sequenza la composizione che ne deriva acquista/mantiene un forte senso anche simbolico” e, di rinforzo, per quelli accostati che terminano col punto esclamativo: “Anche la lettura di questi versi da me“accostati” solo per il fatto che alla fine compare sempre il segno esclamativo, lascia di stucco tanto è convincente, affascinante e misteriosa”.<br />Dissimulazione e verità soggettiva, allora. Intanto i riferimenti a elementi dell'epoca controriformistica (e a Orazio) sono culturalmente precisi, il suo barocco non è di fantasia ma sue proprie conoscenze, in questo c'è Antonio Sagredo persona, non il Bardo, che infatti è almeno Bardonecchia, perchè è lì che ha scritto (ma poteva anche riferirsi a sé come “bardotto” o trovarsi a Bardolino, per ambiguare in quel “bardo” della scrittura la sua persona di Antonio Sagredo). <br />Un'altra istanza soggettiva e veritativa è la critica al cattolicesimo che poi chiarirà nell'autocommento essere “retrivo - che di cristianesimo non ha nulla, essendo discriminante e intollerante verso il “prossimo” che vogliono redimere (retaggio del gesuitismo, e peggio della lotta fra due ordini che sono reciprocamente insofferenti: il salesiano e il gesuita - che tra l'altro si combattono per possedere il soglio pontificio!)”. <br />Altri momenti di verità soggettiva sono nell'insistenza alla madre. Il nascere, la continuità della generazione, generazione quasi eterna (“Perché dunque mi hai creato?/Tu che per me sei stata l’increata!”) però al dolore all'infelicità: come non vedere in questo un nucleo radicale per il cristianesimo, nucleo che Sagredo fa suo in quanto lo riguarda nel suo essere nato e in vita? * <br />Così come, mi pare, si riconosce in Giuseppe Desa (Giuseppe da Copertino) che levita “schifato e con occhio asinesco/succube di voli inconsueti, non voluti e non richiesti”, attribuendosi un cuore semplice e mai turbato... e volava così in alto!, “un sacro (il sacro presunto in tutte le religioni!) che chiede ancora legittimità di esistenza, specie nelle nostre menti!”<br />Perchè “i versi dunque di questi canti, ripeto, sono una risposta di quanto tragicamente ridicolo è il sacro che ci circonda, e ancora noi siamo le vittime!”La scrittura di Sagredo è sì accumulativa, ma occorre seguire in diagonale, sotto le volute, i punti fermi del percorso. L'apparenza stordisce, come il falso, che dissimula confondendo le tracce. <br /><br />* mi permetto di fare eco a Sagredo con questa breve poesia vicina all'argomento:<br />sporgersi incessante verso dio<br />e dio non sai chi è<br />se non mi basto io<br />e non sei tu - deserto come il mio<br />vuoto del cuore e pena<br />di schiavitù al legame alla catena<br />dell'amore del servo nel signore-<br />non sei tu come me da rispettare<br />nel signore il dio che ti somiglia<br />anzi mi è figlio e figlia<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-6566021487991411582016-06-13T09:29:33.121+02:002016-06-13T09:29:33.121+02:00A parte che non condivido alcun suggerimento su ci...A parte che non condivido alcun suggerimento su ciò che è stato "fatto" alcuni anni fa: il “gioco” di cui fa cenno il Linguaglossa non è affatto un gioco: sarebbe stato troppo semplice. Bardonecchia è una cittadina cattolica come tante in Piemonte, e come in Italia, e del peggiore cattolicesimo! Il gioco che io feci mi venne spontaneo ripetendomi più volte la parola bardonecchia (ero in Bardonecchia per sciare) senza pensare affatto che fosse la denominazione di una località; e fu come una illuminazione lo spezzare questa parola (la frantumazione tanto di voga in alcuni blog) in due; e mi dissi :"ma guarda in po', possiede -spezzata - la parola “bardo”! e che non si merita affatto questa località! Bardo /necchia è quindi il risultato e e pensai di approfittarne; ed è come un cuneo che si infila nel mondo stesso di questo cattolicesimo retrivo - che di cristianesimo non ha nulla, essendo discriminante e intollerante verso il “prossimo” che vogliono redimere (retaggio del gesuitismo, e peggio della lotta fra due ordini che sono reciprocamente insofferenti: il salesiano e il gesuita - che tra l'altro si combattono per possedere il soglio pontificio!) - Dunque i versi di questi canti (compreso il titolo che dimezza sono innanzitutto uno sberleffo, un burlesque, un capovolgimento, che direi universale poi che interessa le altre due religioni monoteiste, e pure le altre religioni, specie orientali (che nella mia tesi del 1974-75 su un poeta simbolista ceco eclettico in fatto di religioni) che ci hanno regalato la “rassegnazione passiva o attiva secondo i casi loro”… i versi dunque di questi canti, ripeto, sono una risposta di quanto tragicamente ridicolo è il sacro che ci circonda, e ancora noi siamo le vittime! - e all’interno di questi versi scorrono dinamicamente le tematiche stravolte di un sacro (il sacro presunto in tutte le religioni!) che chiede ancora legittimità di esistenza, specie nelle nostre menti!... che come un corpus estraneo ancora ci rovina! Un poeta valente che noi dei blog conosciamo bene mi scrive:” …e ti giuro che da queste non riesco a trarre niente. Deve essere il contesto - la religiosità cristiana e i suoi miti - che non sono mai riuscito a digerire. Ho preferito non intervenire per non dire due baggianate senza senso”… ma qui non è soltanto questa “religiosità cristiana” a dominare, anzi non domina alcunché… si presta invece benissimo allo sberleffo dissacrante quanto più vuole essere – si presenta – come un ”serio sacro”! – D’altra parte persone come me sentono come cosa naturale prendere in giro tutte le religioni (non dico qualcosa di assolutamente nuovo, è ovvio) poi che le loro finalità sono molteplici… e iniziamo con l’ottundimento della ragione illuministica: loro principale nemico! E allora una delle maniere divertenti è quella del “gioco”. non nell’accezione linguaglossiana, non fine a se stesso, ma che invece si manifesta con la più alta e profonda gioia circense: BELLEZZA sempre combattuta. Bellezza atta a combattere non solo le religioni, ma anche le ideologie (come i clowns russi al tempo della Rivoluzione bolscevica che furono sterminati, e in parte sopravvissero perché poi fecero parte della macchina repressiva – mutando totalmente la loro natura!).Antonio Sagredonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-38978367581678933592016-06-12T11:58:14.093+02:002016-06-12T11:58:14.093+02:00Però, una cosa: non condivido il titolo, mi sembra...Però, una cosa: non condivido il titolo, mi sembra pleonastico quel gioco di parole bardo (necchia), è già stato fatto. Dovresti cambiare il titolo Io ti suggerirei: "Poesie della Controriforma". E poi suggerirei di usare le virgolette «...» per rendere evidente quando a parlare sono i personaggi...giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-90480426209939996512016-06-10T11:08:19.866+02:002016-06-10T11:08:19.866+02:00La decostruzione fatta da Ubaldo De Robertis delle...La decostruzione fatta da Ubaldo De Robertis delle poesie di Antonio Sagredo rivelano il segreto profondo delle composizioni, composizioni appunto di frammenti, interrogazioni metafisiche che si raddoppiano e si accavallano gli uni sulle altre creando un forte senso di sospensione e di aleatorietà. Del resto non c'è una stretta parentela tra le interiezioni esclamative e quelle interrogative? La poesia di Sagredo rivela questa ragnatela fitta di interconnessioni del suo universo simbolico-alchemico.<br />giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-80959363079013003672016-06-10T10:49:48.348+02:002016-06-10T10:49:48.348+02:00(Segue)
Fu un’estasi unica l’ultimo volo di Desa:...(Segue)<br /><br />Fu un’estasi unica l’ultimo volo di Desa: ne fu gelosa - Santa Teresa!<br />come se la volontà fosse un organo sognante della Conoscenza!<br />sapevo che la ragione illuminante è dove non è stata mai!<br />da raccontare a una folla che applaudiva solo la Menzogna!<br />ma Canidia, nella città dei morti, teneva a freno le sue lampade!<br />pubblicità spicciola… urlava: i roghi sono soltanto cristiane leggende!<br />Il cortile dove la nostra vita impazza è segnato dalle nostre origini!<br />non ho che da spartire e spargere la mia arte come sacramenti universali!<br />non ho voglia di altri succursali, mi basta un quadrante in fiamme per cantare!<br />Mi hanno applaudito come l’unico evangelo della scena… per la mia liturgia<br />si sono spellate le mani! - per l’immacolato martirio della mia Voce! <br />La mia infanzia fu già un sacrificio di specchi, di maschere, e sembianti!<br />Il sacro scambio nel banchetto s’è mutato in eros!<br />e io sarò quella luce che tentò altrove quelle tenebre!<br />Anche la lettura di questi versi da me“accostati” solo per il fatto che alla fine compare sempre il segno esclamativo, lascia di stucco tanto è convincente, affascinante e misteriosa. E mi chiedo perché il poeta Sagredo abbia fatto ricorso a tutti questi punti fermi. Se la funzione logico-sintattica di tali punti è quella di rendere più comprensibile la lettura. <br />E mi chiedo altresì, utilizzando il riferimento di Francesca Serafini in http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/cosi-una-virgola-salvo-la-nonnina.aspx come si sarebbe trovato uno come Perekladin, protagonista de: Il punto esclamativo di Cechov “Impiegato abile nel maneggiare punti e virgole che abbondano nelle sue scritture burocratiche, ma disarmato con il punto esclamativo di cui non conosce l’uso semplicemente perché nei suoi testi non rientrano le emozioni che il punto esclamativo racconta.” <br />A prescindere da codeste mie curiose elucubrazioni conseguenti all'arbitraria frammentazione che ho eseguito e che rischia di non approdare quasi a nulla, debbo rilevare la complessità della poesia di Antonio Sagredo tanto sul piano lessicale quanto su quello sintattico , il suo notevole spessore immaginativo, e intellettuale, e la volontà di aprirsi ad orizzonti geografici più ampi nel panorama della letteratura europea.<br />Ubaldo de Robertis<br /><br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/07291543869644411134noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-63914542180465279552016-06-10T10:48:44.137+02:002016-06-10T10:48:44.137+02:00Di questa serie di poesie, una decina, che va sott...Di questa serie di poesie, una decina, che va sotto il titolo: Canti del Bardo (necchia), mi permetto di porre in evidenza la lunga successione di versi che terminano con la forma esclamativa e in minore misura quella interrogativa. Cominciò da quest'ultima:<br />Quando, quando il tempo avrà luogo nell’eternità?<br />Perché con la fede il corpo si disforma?<br />Quale Sophia mi vuole conoscere nell’Universo?<br />Da quale Roma fui tradito?<br />Perché dunque mi hai creato?<br />Quale Eterno Femminino mi ha ingannato demente <br />dalle mie origini a un Giudizio che non ci sarà mai?!<br />Giudizio dell’ultimo giorno, dove sei? quando arrivi? <br />Mi domandò:quale tortura scegli?<br /><br />E' sorprendente notare come raccogliendo i versi dominati dagli interrogativi e ponendoli in sequenza la composizione che ne deriva acquista/ mantiene un forte senso anche simbolico.<br />Ed ora la estesa successione di forme esclamative:<br /><br />...mai la morte<br />dovrà essere un martirio accettato senza lotta!<br />Io per Te, Madre, sono l’infanzia di Dio!<br />È un digiuno degli occhi questa croce!<br />Sono gli occhi del digiuno questo calvario!<br />e ora mi costringi a scendere da questo legno!<br />Dovevi pensarci prima, Madre!<br />Tu hai la tua Sapientia, e io ho la mia!<br />Quale Eterno Femminino mi ha ingannato demente<br />dalle mie origini a un Giudizio che non ci sarà mai?!<br />scricchiola<br />la mia croce, come se fosse stata sempre la mia culla!<br />ognuno non si rassegna alla sua, e sogna la Liberazione!<br />Tu che per me sei stata l’increata!<br />Per questo, forse, i miei occhi hanno un digiuno di visioni!<br />Io, per Te, Madre, sono stato la memoria di Dio!<br />un destino è un oblio che il tempo traduce in farsa recidiva!<br />… mai ho sofferto per un martirio artefatto!<br />Dove Tu hai condotto la tua fede, Tu, il senza-fede!<br />Al divino crocicchio hai incontrato tre demoni!<br />Hai lottato per riaverti dalla terra! Ti sei incarnato -<br />prima della vita!<br />avevo fame del concreto, non di paradisi o di mistiche ciarle!<br />Non ridere, per me!<br />l’energia che ho sciupato m’ha reso amaro!<br />Io, che so le trame e gli intrighi delle Tue Scritture!<br />essere, non è un Mio problema, ma il Tuo!<br />Dopo la Fine – il Tutto e il Nulla saranno come prima!<br />Ne faceva di tutti i colori, davvero!<br />Scambiava perfino Sophia con Maddalena!<br />Non aveva credito se non con le maschere,<br />per questo Pierrot era suo intimo amico!<br />Per vie sonnolente e nevose giravano di notte,<br />mano nella mano, fra chiassetti e vicoli,<br />- gelosia di Giovanni! <br /> l’ultima scintilla fu spenta dal vino!<br />la data esatta<br />tradiva lo zelo eccessivo, come una condanna - l’attesa!<br />ma riconobbe il suo pianto dalla luce - fra le tenebre!<br />la qualità del supplizio distingue la vittima!<br /> E io: la più rapida e dolce.<br />Allora, per te va bene, la graticola di San Lorenzo!<br />…. aveva un cuore d’oro, ma in frantumi!<br />Aveva riso, prima della mia esecuzione!<br />torcendosi sulla philautía, come morso da una serpe!<br />una fatica devastante<br />diffondere il verbo alle bestie di cortile! <br /><br />Ubaldo de Robertis (segue)Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/07291543869644411134noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-89688127886537869192016-06-09T21:35:55.116+02:002016-06-09T21:35:55.116+02:00ECCELLENTE lUCIO, LA TUA DEFINIZIONE DELLA METAFOR...ECCELLENTE lUCIO, LA TUA DEFINIZIONE DELLA METAFORA SAGREDIANA CHE "non deriva da similitudini ma da scarti di luogo e pensiero". Che condivido. Sagredo lavora (un po' come fai tu) sugli scarti della Controriforma, del Barocco, di Rocco Barocco, della plebaglia poetante, della poesia nobile, dell'economia della stagnazione. Sa bene che l'ultimo linguaggio ecumenico e cosmologico della Controriforma fu il Barocco, e dopo di esso iniziò la persecuzione degli animi nobili e degli spiriti eletti. Sagredo pesca, come una sanguisuga, tra le spoglie dei cadaveri del Barocco, gli piace aggirarsi nei cimiteri salentini e dormire nel trullo della sua casetta nella campagna salentina. Direi che Sagredo è, stilisticamente, un trullista, se mi permettete il termine.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-50000947635990317242016-06-09T19:14:21.595+02:002016-06-09T19:14:21.595+02:00Sulla metafora, che qui sarebbe d'alta espress...Sulla metafora, che qui sarebbe d'alta espressione: per Sagredo non deriva da similitudini ma da scarti di luogo e pensiero. Forse da qui le difficoltà del lettore, e l'eroico lavoro di AS nel contenere il proprio smarrimento. Battaglia vinta già da un po', da quanto leggo. Mayoorhttps://www.blogger.com/profile/10681582953853808743noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-58253124060161160192016-06-09T19:04:46.972+02:002016-06-09T19:04:46.972+02:00Un dialogo senza tempo al cospetto di tutti i Padr...Un dialogo senza tempo al cospetto di tutti i Padri della Chiesa – se non direttamente con Gesù – ad opera un angelo che, volando fuori dal coro, non si come sia andato a smarrirsi proprio da queste parti. Comunque l’effetto generale è quello di una corazzata che entri nel porto, un’immagine che Federico Fellini aveva appena sfiorato. <br />Dove è moderno è iper classico: non una scivolata sul linguaggio del volgo ( sempre che esista o ne esista uno soltanto). Ammirevole. Anche troppo quando sembra cercare gli applausi, ma ogni volta ci riesce. Basti questa strofa:<br />Ho spezzato le mie carni in divini gesti come gli atti degli apostoli, <br />le parole ho sminuzzato come ostie per un rinascimento epicureo,<br />l’irregolare sostanza del mio delirio è pensiero e preghiera estrema.<br />La mia infanzia fu già un sacrificio di specchi, di maschere, e sembianti!<br />Moderno (per "irrazionale") nella metafora: Il mistico pane lievitò una sorpresa irrazionale.<br />Metafore di questo spessore, oggi non se ne trovano. Ma qui siamo nel favoloso mondo di William Shakespeare...<br />Dove emerge grandemente è negli improvvisi scarti dal prevedibile, dal verso che altrimenti salmodierebbe; come qui, dopo “inconsueti”: <br />Dagli altari sono sceso per offrire alla mia voce / quei gesti inconsueti di una mano destra già recisa.<br /><br />O qui, dopo “luogo”: <br />Quando, quando il tempo avrà luogo nell’eternità?<br /><br />Non mi azzardo a tentare valutazioni critiche – oltre tutto non le so fare; Giorgio LInguaglossa ha già scritto sopra che "L'universo sagrediano è irredimibile, inclassificabile, indecrittabile...". Mi limito a constatare la presenza di un perno su cui può contare la poesia italiana che voglia edificarsi sul nulla che ha davanti. <br />Mayoorhttps://www.blogger.com/profile/10681582953853808743noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-70011239518286345412016-06-09T17:10:31.044+02:002016-06-09T17:10:31.044+02:00Mark Strand così si esprimeva in un articolo recen...Mark Strand così si esprimeva in un articolo recente a proposito delle sorti della poesia: «se vogliamo dare un giudizio sul valore della poesia contemporanea, non dobbiamo basarci sui suoi esempi più deboli, così come non lo facciamo per quella del passato. Dovremmo tenere a mente che ogni epoca ha criticato la propria poesia, dicendo che non reggeva il confronto con le grandi opere dei secoli precedenti; chi si lamenta della poesia di oggi, quindi, non fa altro che portare avanti questo stesso rituale di accuse.<br />Non c'è ragione di credere che la poesia odierna sia in declino, che sia arrivata al capolinea e che sia ormai condannata al l'irrilevanza. Non so in Italia, ma negli Stati Uniti il numero di persone che scrivono poesie è più alto che mai, e questo nonostante il fatto che le distrazioni che ci allontanano da noi stessi siano oggi molto più numerose e potenti che non in passato. Ma forse è proprio questa la ragione della crescente popolarità della poesia: gli uomini vogliono ricordarsi chi sono, vogliono fare esperienza della poesia« <br />da Mark Strand - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/N5C7H<br /><br />E c'è da crederlo in parola se ancora esistono poeti come Antonio Sagredo, di nascita salentino ma romano di formazione culturale e slavista, allievo di Ripellino e Carmelo Bene.<br />Nella poesia sagrediana c'è il barocco della Controriforma, i santi, le madonne, c'è Dio, ma è un dio derubricato e «distratto», un po' debole di memoria, che non sa più che pesci prendere; ci sono personaggi della Commedia dell'Arte come Pierrot, Arlecchino, e poi c'è il poeta, in carne ed ossa, c he imperversa nelle sue poesie di qua e di là in ogni dove e in nessun posto. L'universo sagrediano è irredimibile, inclassificabile, indecrittabile, anti ermeneutico,un posto scenico dove si recita a soggetto secondo un abbozzo di canovaccio. Sembra di assistere a uno di quei spettacoli da circo che ancora c'erano in Italia quando ero bambino dove saltimbanchi e trapezisti di terz'ordine si cimentavano in numeri equestri di dubbio gusto, con mangiatori di fuoco e cavallerizzi a cavallo di ronzini, un universo da circo equestre con tanto di preti che officiano liturgie barocche con incensi e suffumigi. <br />Antonio Sagredo è questo. Prendere o lasciare. Fumismo da baraccone e sublime ditirambico si alternano con lazzi plebei e citazioni di San Tommaso, un ossimoro vivente e un paradosso. Poeta inclassificabile per i poveri di spirito, poeta a tutto tondo per gli eletti dello spirito.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-179103220051136801.post-37495451819852863212016-06-09T15:14:24.650+02:002016-06-09T15:14:24.650+02:00Da questo Report poetico, Sagredo nominandosi Bard...Da questo Report poetico, Sagredo nominandosi Bardo, assume il ruolo di un aedo che, invece di narrare eventi epici, si trasferisce nell’età moderna, immettendosi, con profonda analisi critica, negli oscuri meandri del divenire esistenziale, affrontando tutte quelle inspiegabili situazioni, che lasciano l’uomo all’interno di conflitti psicologici. Bardo, vuol dire anche ”intervallo”, ossia lo stato di attesa di un evento che si conclude, sostituito da un altro di diverso genere. E’ un tu per tu con i quesiti preesistenti all’origine. Allora ecco che dalla provvisorietà dell’attimo, sopraggiunge la pausa per essere riattivata subito dopo da altri eventi, sempre articolati e continui. La conciliazione non esiste. L’avventura ontologica e metafisica si fa cuneo che incide sulle dinamiche del presente e del passato, tra innocenza e maledizione, esorcismo del fenomeno filosoficamente non traducibile e risolvibile. Se questi sono i caratteri esfoliativi dell’inconscio, più articolato è il linguaggio poetico che li traduce. Un linguaggio che si pone al di sopra delle aree formalistiche di tanta poesia di oggi, che non riesce a dare un segno, una indicazione, una alternativa. Non è parola assoluta, ma personale, modernamente scissa dalla tradizione, e per questo motivo è isolata, quanto più si esprime nella scrittura propositiva e di contraccolpo al supermercato dei dire. Sagredo, pur restando nell'area dei poeti autentici, si distingue per la sua “macerazione” che è prova singolare di un Bardo, secondo un rapporto diretto con il lettore. E questi testi poetici ne sono una prova esemplare.Mario M. Gabrielehttps://www.blogger.com/profile/10706941017649304583noreply@blogger.com