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martedì 15 febbraio 2011


DARIO FO
(1926)


Via Tibaldi

E ho letto sul giornale
che quelli di Roma, il giovedì, tutti i partiti
si sono riuniti
si son messi d’accodo nella nottata
per via della casa
finalmente sta legge è passata
e dev’essere una legge molto buona, per forza è così,
s’é astenuto perfino il PCI!
Noi baraccati c’abbiamo perfino fiducia
che fra qualche momento
c’avremo l’alloggiamento
perché adesso è una vita grama
vita da troie, vita da puttana
piove e siamo in dieci dentro una tana
piange il bambino, c’ha la tosse, ci manca il chinino
e la moglie c’ha l’asiatica, che da noi è arrivata un po’ in ritardo
la nonna l’è in coma, la zia la trasù, nel senso che vomita
perché sta poco bene di stomaco….
poi c’è il gatto che ha fatto i gattini
ma l’altra notte l’han riempito di botte, la gatta
per lo spavento gli è andato via il latte,
pensa tutti i gattini senza il latte,
noi baraccati ci abbiamo fiducia
che tra qualche momento ci arriva l’alloggiamento
ma passa un mese, ne passano tre
la nostra fiducia la va a dà via i pè
facciamo fagotto tiriamo su i stracci
“porca puttana, di case ce n’è” più di cento,
e tutti disperati ci siamo entrati
mamma, bambini, gatti, gattini
ci siamo stravaccati, due materassi per uno
trenta coperte
l’è un po’ un accampamento, la luce non c’è
non c’è il riscaldamento, eh in confronto a prima…
“Bastardi!” Figli di troia!... si sente la sirena della polizia che arriva
Piange la mamma, il bambino e la zia
La zia la trasù.
“Fuori! Sgomberare.... arriva la pula!
e fanno le facce cattive: “Fuori di qui!”
sti brutti barbuni a forza di butuni
ci sbattono giù
ci sbattono fuori con i materassi
neanche un po’ di rispetto……almeno per i gatti!
di quattro gattini me ne ammazzano tre…..
e la mia nonna che ha quasi ottant’anni a Natale
l’hanno fatta andar giù a rotoloni per le scale
tutta imbolornata è arrivata giù
come un fachiro si è trovata incrociata….
Al mio bambino, povero nano,
con una tarellata gli han spaccato una mano….
ci hanno caricati tutti su una corriera
tutti schiacciati, come saracche ci han portato dentro le baracche
al dormitorio dei barboni
“adesso silenzio! e fate i buoni
sennò ritorniamo  con i bastoni e patatan patatan!”
Arrivan le suore, ci fanno pregare…..
e noi tutti in coro le mandiamo a cagare
nei loro cessi con i crocefissi.
Facciamo fagotto, prendiamo su i stracci….
porca puttana,traversiamo la città senza la metropolitana
e arriviamo all’Università
non per studiare
ma per andarci ad abitare…
ci sono una squadra di studenti
che dentro la scuola ci hanno alloggiati
più di cento, cento disperati
con le mamme, i bambini, i gatti, gattini,
 e c’è perfino un cane bastardo
che però dev’essere un po’ sordo
è andato già tre volte sotto il tram….
“Bastardi, boia, figli di troia!”
si sentono ancora le sirene della polizia,
piange la mamma, piange il bambino, la zia la trasù,
“fuori, sgombrare!” un’altra volta la pula!
che facce cattive! “fuori di qui”, sti brutti barbuni
a forza di butuni ci vogliono fare sgombrare
tirano bombe e candelotti, noi tiriano i sassi
c’è un fumo boia
soffocano tutti, ci piangono gli occhi
la mia zia la trasù….
ci ho il bambino che ci ha il mal di cuore,
è diventato smorto, ci vuole un dottore,
“signor poliziotto ci abbia pietà….”
“non si fa in tempo, ormai,….é già morto…
un morto di fame in meno da sfamare…..”
il signor commissario ci grida “assassini,
quando fate le occupazioni per l’alloggio,
o senza tetto incoscienti, lasciateli a casa i bambini!”
“ma come li lasciamo a casa i bambini se non abbiamo la casa?”
“Quando non si hanno le case non si fanno le occupazioni,
e i bambini non si fanno, non si fanno i bambini
quando si vuole avere una casa, altrimenti
i bambini si lasciano a casa
e non si vanno a prendere le case”.

Dario Fo
da: Ballate e canzoni  Bertani, Verona (1974)





sabato 12 febbraio 2011

POESIA SPAGNOLA


VICENTE ALEIXANDRE
(1898 - 1984)

Si amavano.
Pativano la luce, labbra azzurre nell’alba,
labbra ch’escono dalla notte dura,
labbra squarciate, sangue, sangue dove?
Si amavano in un letto battello, mezzo tra notte e luce.

Si amavano come i fiori le spine profonde,
o il giallo che sboccia in amorosa gemma,
quando girano i volti melanconicamente,
giralune che brillano nel ricevere il bacio.

Si amavano di notte, quando i cani profondi
palpitano sotterra e le valli si stirano
come arcaici dorsi a sentirsi sfiorare:
carezza, seta, mano, luna che giunge e che tocca.

Si amavano d’amore là nel fare del giorno
e tra le dure pietre oscure della notte,
dure come son corpi gelati dalle ore,
dure come son baci di dente contro dente.

Si amavano di giorno, spiaggia che va crescendo,
onde che su dai piedi carezzano le cosce,
corpi che si sollevano dalla terra e fluttuando...
Si amavano di giorno, sul mare, sotto il cielo.

Mezzogiorno perfetto, si amavano sí intimi,
mare altissimo e giovane, estesa intimità,
vivente solitudine, orizzonti remoti
avvinti come corpi che solitarî cantano.

Che amano. Si amavano come la luna chiara,
come il mare che colmo aderisce a quel volto,
dolce eclisse di acqua, guancia dove fa notte
e dove rossi pesci vanno e vengono taciti.

Giorno, notte, occidenti, fare del giorno, spazî,
onde recenti, antiche, fuggitive, perpetue,
mare o terra, battello, letto, piuma, cristallo,
labbro, metallo, musica, silenzio, vegetale,
mondo, quiete, la loro forma. Perché si amavano.

Traduzione di Francesco Tentori Montalto
Poesia d’amore del Novecento
a cura di Angela Urbano
Fondazione Poesia Onlus 2011

POESIA ITALIANA


AGOSTINO SINADINO
(1876 - 1956)


La piccola porta
Porta che si apre sui sogni
Dal lato del portile
I bei giardini delle mie palpebre
E i profumi che li prolungano

Se la urto: entusiasmo
Di uccelli puri mischiati ai profumi
E passi del signore defunto
Sento decrescere il sarcasmo

Morirò sulla tua soglia troppo saggia
Dal lato del belvedere
Stanco dei miei vani pellegrinaggi
Ai giardini blu delle mie palpebre
Agostino Sinadinò

Da: Poetes en Egypte
Anthologie présentée
par  Jean Moscatelli
su  Secondo Tempo, Libro quarantunesimo
Marcus Edizioni, Napoli, 2011