ANTONIO SPAGNUOLO
(1931)
Sei corda
riversa per tensioni,
quasi il terrore del canto
nel palmo di una mano.
Per un segreto da narrarsi a mezza sera,
che assale e rasserena,
rapido e tenace,
come le gioie della tua fanciullezza,
io gioco il contagio di emicranie
a sostituire il destino.
Sei corda compressa,
come l’erosione del tempo,
prima che questa scoria del sole
impazzisca alle prove
delle tue smagliature.
Ormai nel breve soffio
il tuo corpo,
simile al battito di gabbiani,
riappare alle illusioni, alle domande,
e comprendo
che imparerai a baciare anche i fantasmi.
Antonio Spagnuolo
(da: Rapinando alfabeti, L’assedio della poesia,Napoli, 2001)
XXIV
Ho scelto il notturno fra i rovesci
ed il quartiere
ove scomparire sognando,
ed i richiami ad avvertirti
che il mio cuore invecchia,
e s’accampa in contrasti
e inonda inatteso il tuo dubbio
nel lento pavimento di pigrizie
trapunte di ricordi.
Denudavo le lampade,
il perimetro corto delle pene,
per esserti armonioso
scoloravo le strade fra le dita.
Urlo nudo nel segno:
non togliermi notizie.
Antonio Spagnuolo
(da: Dietro il restauro,Ripostes,1993)