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sabato 23 aprile 2016

POESIA ITALIANA - MARIO M. GABRIELE


MARIO M. GABRIELE

INEDITO

La nebbia che vedesti
celava i portali di Villa San Giovanni.
Fissarti stava nel potere dell’iride,
arrossata dai pollini d’aprile.
Più del passato ti inasprisce ora
il turbinio del vento.
Si va sui binari,
colmi d’erba e di sterpaglia.
Ha ragione Marcus
quando dice che il tempo non ha più spiagge.

Arrivi anche tu a questa riva,
né io so condurti al vecchio faro.  
La tempesta ha lasciato ruderi
sull’isola di Crusoe.
Pochi anni e non so più come salvarti
dalla voce che ti chiama.

Veronica mi guardò
invitandomi ad un cocktail party.
Parlò di Madhvan Muni e di Balarama.
Non dissi nulla, attento ai labrador.
Lei lasciò la torcia. Tornò il buio.
 -Seguimi- gridò. E fu tutto un tacito andare
con le cose del bivacco.
-Non abbreviare il tuo viaggio-,
farfugliò la sensitiva
con la carta dell’impiccato.
C’erano nella garconniére
una custodia con sette spade acuminate,
uno spartito di Handel
e due o tre coppe di Jack Daniels.
-Anche lei è della confraternita?-,
chiese la bionda norvegese.
Judith non sapeva che rispondere.
Il giorno dopo ci fu un viaggio allo scoperto
e una lezione alla Bernard School.
A sera, Padre Stone preparava Giselle
per le nozze di settembre.
Questo lo può dire, Signor Brandberg,
se prendendo il largo ci sono ancora
piranha e squali.
La signorina Elliot rifece il letto,
cacciò i sette peccati capitali.
Non si sa più nulla di tutta la polvere caduta.



martedì 19 aprile 2016

POESIA ITALIANA - UBALDO DE ROBERTIS


UBALDO DE ROBERTIS
(1942)


Ospite dellIsola dei poeti è Ubaldo De Robertis, che ci invia un testo poetico dal titolo LAnfora: una specie di ripostiglio segreto, che dura fino a quando non si dissolve in mille frantumi, portandosi via ciò che aveva di più bello. Tutto questo Ubaldo De Robertis ce lo dice con semplicità, col suo linguaggio poetico fatto di sotterranea metafora dalla quale poi sarà il lettore a svelarne il segreto, o quanto meno ad avvicinarsi ad esso. Il discorso è nitido, avvolgente, chiaramente privo di punteggiatura. Si offre a caute aperture interpretative, secondo il ritmo sequenziale degli eventi e dei traumi. Lanfora custodiva il segreto di piccoli  miracoli, prima della sua frantumazione. E discorso poetico umorale, psichico, di recupero dei valori perduti. Da qui la nascita di un rapporto, emotivo e confidenziale, fra due interlocutori, riportato in superficie, con  improvvise aperture dialogiche, che vengono da un humus profondo, scalfito dalle risonanze della vita,  con le sue alture da oltrepassare. Una risposta a superare il trauma, viene dal desiderio di entrambi di scavare più in profondità sullevento accaduto: chi andando allindietro, chi oltre, nel tentativo, forse illusorio, di ricostruire il passato e il presente. (Mario M. Gabriele)


L'Anfora

Neve in alto
pura
la terra natia
la gola scura
del fiume in basso
la foschia 
continua a salire
il sentiero non è più tanto ripido 
come prima
l'eco di cose lontane si separa sparge
dissolvenze incrociate
immagini destinate a scomparire
Lui... non le stacca gli occhi di dosso
- Com'è cupo il tuo silenzio- le dice chiamandola con molti nomi
 “È rotta, - ripete Lei- ahimé! È rotta! L'anfora più bella!
Ne sono sparsi i frammenti qua intorno!”
Giorno
inoltrato    
il limite dell'orrido    
di lato 
più in su ... l'altura  da oltrepassare  
più agevole scavare un pertugio
nel ghiaccio
scortati dal richiamo di una cosa calda
desiderio che pervade l'ambito dei sensi
e quello della ragione
senza aderire
a nessuno dei due
calore che non si può attingere neppure in prestito
 dall'ambiente
dal niente che li circonda
Lui vuole scavare  
andare all'indietro 
Lei...      andare oltre...
Impossibile sanare la frattura
a partire da quel fondo diviso
dal corso d'acqua
e da quella cima dove più cruda è la realtà
nemmeno scalfita dalle parole dell'uomo
di per sé  vaghe  e vuote
alla donna continuano a cadere di mano
i frammenti raggelati
 “È rotta,  ahimé! È rotta!
 L'anfora più bella!