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giovedì 23 giugno 2011

POESIA ITALIANA

EDOARDO BONCINELLI
(1941)


Un anno di poesie 

Poco più di un anno di poesie
ritmate sui giorni della mia esistenza,
da un giugno al successivo,
attraverso le stagioni e le occasioni,
i canti e i suoni, i tanti volti
di un anno vissuto, senza scosse
o scompigli, nei luoghi usati
del tempo o nei suoi nascondigli. Schizzi
e riflessioni, vale a dire
la vita e il suo doppio, l’immediato
sensibile e il suo possibile
significato, se il significato sta nelle cose
e nella mente: nelle rose,
nei gelsomini e nelle domande sul senso
che rendono grande
anche il più piccolo granello d’incenso.
Ho vissuto aderente
al quotidiano, toccandone con mano
ogni più riposto anfratto
sicuro di aver fatto quello che ci si attendeva
da me. Ho vissuto osservando
tutto quanto come se fosse il primo giorno e tutto
fosse nuovo, ed era nuovo,
mai vissuto prima, intatto, fragrante di mistero,
più vero del vero.
Ho vissuto come so vivere io, vicino a qualcosa
e lontano da qualcos’altro,
insensibile a molte sirene, sensibilissimo a certe
piccole seduzioni, vere
o presunte soluzioni di dilemmi esistenziali.
Ho apprezzato il bello
e il fenomenale osservando con attenzione,
e ho riferito quanto più potevo
alle idee e alle ragioni del mio vivere quaggiù,
senza trascurare i perché,
gli innumerevoli perché che ci riguardano
e che attraversano la vita
come le vene il corpo e portano linfa e sostanza
a quella che non vuole essere
tracotanza, ma una milizia e una missione:
capire per vivere, ma anche
capire per essere vivi, in comunione stretta
con il creato e i suoi dilemmi.
Se ho fallito è per difetto di vigore, non certo
di passione: per me la vita
è una tranquilla devozione, una missione
a futura memoria. La storia
è una successione di giorni. La mia è
una successione di istanti,
sia che ce l’abbia dietro che davanti. Sono
felice di averli respirati
nell’aria del mattino e della sera, d’inverno
e in primavera, quando
tutto crolla o quando la gioia impera.
Ma forse non avevo scelta,
non potevo evitare gli scogli affioranti
o quelli sommersi, diversi
e sempre uguali, strategicamente distribuiti,
occasionalmente insoliti,
che punteggiano la mia esistenza e i flutti
vi incontrano poca resistenza.
Li ho incontrati uno per uno e ne ho fatto
una ricognizione, con il cuore
e la ragione, sempre annotandone la posizione
e il significato nascosto:
in nessun posto ci si può rifugiare. Occorre
affrontare a viso aperto
l’incerto e l’appannato, il palese e il rimpiattato
il celato e lo scoperto.
Ma questo gioco ha anche il suo bello, vi si trovano
gioielli e pietre preziose,
mischiati e confusi tra le cose. Al punto di non saper
più distinguere, e vivere
ogni cosa come magica e a suo modo portentosa.

Edoardo Boncinelli
da "Affaritaliani.it", quotidiano on-line del 23/06/2011
Direttore Angelo Maria Perrino

venerdì 3 giugno 2011

POESIA INGLESE

WENDY COPE
(1945)
 
 
Al Round Pound

Guardi te stessa. Ed anche chi ti guarda.
Uno spettro sul muro del giardino.
Uno è lo spettro e l’altra, sì, sei tu –
sempre che entrambi esistiate davvero.

Che strano esser qualcuno dietro un volto,
avere un nome e sapere che è il tuo,
trovarsi in questo angolo di verde.
Una chiocciola osservi: avanza e sosta.

Tu stai seduta, e ti domandi quieta
fino a quando. Ti muovi? No, rimani.
Ignoto è il tessitore dell’ordito.
Scivola via un minuto dopo l’altro. 
Wendy Cope  
 
Poesia n. 261 Giugno 2011  
Guarire dall’amore 
a cura di Silvio Raffo 
Fondazione Poesia Onlus 2011