IZET SARAJLIC
(1930-2002)
Qualcuno ha suonato?
Eravamo rassegnati ormai a non veder venire nessuno
né con la slitta
né con la carrozza del vento,
quand’ecco che ha suonato qualcuno.
Želja con il suo Klaudije?
Čedo?
I Radonić?
Željko non poteva venire.
Sono già tre mesi
che lo punzecchiano con le iniezioni
là in ospedale.
Ivan Ivanović da tempo non viene
benché dica sempre
vengo domani.
Eppure qualcuno ha suonato.
Si è visto bene che anche Puškin nello scaffale
si è rianimato tra i libri.
Forse è qualcuno che ama i giambi?
Forse qualcuno che la sa lunga sulle donne?
Va bene,
ma davanti alla porta non c’era nessuno.
Comunque io scriverò
“Qualcuno ha suonaro”.
Anche i versi sono contenti
quando la gente si incontra.
né con la slitta
né con la carrozza del vento,
quand’ecco che ha suonato qualcuno.
Želja con il suo Klaudije?
Čedo?
I Radonić?
Željko non poteva venire.
Sono già tre mesi
che lo punzecchiano con le iniezioni
là in ospedale.
Ivan Ivanović da tempo non viene
benché dica sempre
vengo domani.
Eppure qualcuno ha suonato.
Si è visto bene che anche Puškin nello scaffale
si è rianimato tra i libri.
Forse è qualcuno che ama i giambi?
Forse qualcuno che la sa lunga sulle donne?
Va bene,
ma davanti alla porta non c’era nessuno.
Comunque io scriverò
“Qualcuno ha suonaro”.
Anche i versi sono contenti
quando la gente si incontra.
Izet Sarajlic
(Da “Qualcuno ha suonato”, Multimedia edizioni, Baronissi, 2001 e 2009;
traduzione di Sinan Gudžević e Raffaella Marzano.
4 commenti:
Chissà perché la poesia straniera offre infinite strade di suggestione e di ondate emozionali che rasentano la bellezza letteraria di cristallina preziosiotà.
Qualcuno ha suonato? Lasciamo al lettore indovinare chi é questo misterioso personaggio!
"Eravamo rassegnati ormai a non vedere venire nessuno" .
"Eppure qualcuno ha suonato"
Poesia visionaria? O soltanto ricollocazione nel presente con i fantasmi del passato? Amici e letteratura tornano a farsi vivi. "Eravamo rassegnati a non vedere venire nessuno." Ma qualcosa ritorna ed é fuoco di vita.
Utilizziamo questa poesia tutte le volte che ci sentiamo oppressi dal nulla.
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