WENDY COPE
(1945)
Al Round Pound
Guardi te stessa. Ed anche chi ti guarda.
Uno spettro sul muro del giardino.
Uno è lo spettro e l’altra, sì, sei tu –
sempre che entrambi esistiate davvero.
Che strano esser qualcuno dietro un volto,
avere un nome e sapere che è il tuo,
trovarsi in questo angolo di verde.
Una chiocciola osservi: avanza e sosta.
Tu stai seduta, e ti domandi quieta
fino a quando. Ti muovi? No, rimani.
Ignoto è il tessitore dell’ordito.
Scivola via un minuto dopo l’altro.
Guardi te stessa. Ed anche chi ti guarda.
Uno spettro sul muro del giardino.
Uno è lo spettro e l’altra, sì, sei tu –
sempre che entrambi esistiate davvero.
Che strano esser qualcuno dietro un volto,
avere un nome e sapere che è il tuo,
trovarsi in questo angolo di verde.
Una chiocciola osservi: avanza e sosta.
Tu stai seduta, e ti domandi quieta
fino a quando. Ti muovi? No, rimani.
Ignoto è il tessitore dell’ordito.
Scivola via un minuto dopo l’altro.
Wendy Cope
Poesia n. 261 Giugno 2011
Guarire dall’amore
a cura di Silvio Raffo
Fondazione Poesia Onlus 2011
2 commenti:
Il riflesso fisico di noi stessi, pone in risalto un pensiero nicciano ed heideggeriano senza alcuna conciliazione metafisica. Anzi, l'autrice ne cerca addirittura l'ignoto tessitore, forse Dio, la Natura?), mentre il tempo passa e tracima come un fiume quel che rimane della vita.
E' bello trovare ogni tanto una bella poesia.
Posta un commento