Traggo dal Blog: Il Sasso nello stagno, di Angela Greco,
che ringrazio moltissimo per la sua gentilezza, una mia poesia dal titolo: “La
casa risaliva agli anni 40”, per agganciarmi alla tematica di Giorgio
Linguaglossa: “Fondare una oggettoalgia della memoria e dell’Oblio?”, su
“L’ombra delle parole” del 28 maggio 2019,, ma soprattutto per ricordare
Mariella Colonna e il suo commento attinente il testo poetico.
La casa risaliva agli anni 40
La casa risaliva agli anni 40.
Rividi le mura,
le piastrelle divelte,
il rosso-cupo della camera di Fred.
-Qui non c’è più nessuno-, disse un passante.
Su un gradino ricomposi nomi e volti.
Misurai il tempo finito e non finito,
andando per attimi e quanti.
.
Non bastò ricucire il tempo perduto,
l’odore di prugne nel bosco.
Passavano i camion
come fossero Pony Express.
Gli inverni coprivano di neve porte e finestre.
La famiglia Ruggieri aveva un negozio
di tessuti Prada in città,
e tante matrioske negli scaffali.
.
Zia Evelina ci salutò con affetto
prima di lasciare ogni cosa.
Così decidemmo di non dire nulla
alle foglie d’autunno.
Ha ottantanni e anche più la tartaruga
come l’età della Signora Gilford
che ogni tanto legge The Back Country di Snyder.
.
La storia finì in un battito d’ala.
Non so se fosse flash psichedelico,
o un viaggio à rebours tra passato e presente:
riverberi di specchi nel cupo fumè del giorno.
.
Mario M.Gabriele, da “In viaggio con Godot”
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Commento di Mariella Colonna
Quella casa degli anni quaranta non riesco a togliermela
dalla mente: anzi è lei ad accogliermi, come mi accade ogni tanto per “La
stanza di Van Gogh”: quando qualche nuvola scura passa nei cieli del mio
quotidiano “esserci”…corro in quella stanza, è un rifugio dove restare in
silenzio e riprendere quota. Ma questa casa degli anni 40, ormai disabitata, è
ancora più presente per l’assenza delle immagini: la vedo con l’anima insieme
al poeta che la evoca.
La voce del passante che dice: “qui non c’è più nessuno”
mi risuona dentro, mi chiama a riflettere sul tempo che si aggira dentro di me
consumando i miei giorni, ma non c’è tristezza perché lungo uno di quei gradini
dove sosta il poeta anche io ricompongo nomi e volti, anche io riporto in vita
persone e momenti diventati invisibili e, perciò entrati più profondamente nel
mio essere come icone di Vita vissuta.
Il tempo finito è adesso intimamente
unito al non finito, non c’è il vuoto che divora, l’angoscia del nulla si
addolcisce con il velo della poesia, con il suo scorrere verso un misterioso
“dove”: gli anni quaranta rivivono nell’odore di prugne, al posto della casa
ora c’è il bosco e poi le strade percorse dai rumorosi camion, infine la neve
che copre anche le immagini assenti, unificando il paesaggio nel freddo candore
dell’inverno più che mai attuale. Da questo bianco uniforme prende vita il
negozio di tessuti Prada della famiglia Ruggieri, con i vivi colori delle
stoffe e delle matriosche sugli scaffali.
Il passaggio dalla vita alla morte, nel cuore di una Vita
recuperata ai volti e alle cose,avviene leggero come un venticello di primavera che muove
quelle foglie, ignare della morte, che sembrano prendere vita da un quadro di
Cezanne o di Monet, a seconda delle preferenze e del gusto di chi legge, ma
sempre con accenni e sfumatura di luce sul verde.
La tartaruga invece è ignara
della vita, non sa di avere ottant’anni come la Signora Gilford e che vivrà
ancora a lungo, forse più di lei. C’è proprio tutto nelle parole di Mario
Gabriele e nei loro ritmi sereni che accettano la vita passata e scivolata via
per sempre nel suo presente porsi al di là e, contemporaneamente, nell’intimità
del tempo guizzante come un flash psichedelico: passato e presente, due specchi
che si riflettono all’infinito e spariscono nel clima senza tempo della poesia.
1 commento:
Un ritorno alle emozioni che coinvolgono il lettore alla ricerca di una identità poetica, così rara in questi tempi di crisi.Le manderò il mio indirizzo privatamente
per leggere i suoi libri e sottoporre i suoi inediti al mio Dirigente editoriale molto conosciuto.
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