POESIA RUSSA
MICHAIL N. AJZENBERG
(1948)
MICHAIL N. AJZENBERG
(1948)
1
Un picchetto nell’acqua ferma.
La sera è sempre più verde.
Ma dov’è accaduto? E’ accaduto, ma dove?
Una pietra miliare nell’acqua ferma.
La riva non c’è, o è abbozzata soltanto
Nel cielo che dilegua, alla luna nuova,
dove il sole calava fino a poco fa:
si è impigliata là, sul fondo melmoso.
Non l’ho mai pescata: s’era impigliata.
La sera è sempre più verde.
Ma dov’è accaduto? E’ accaduto, ma dove?
Una pietra miliare nell’acqua ferma.
La riva non c’è, o è abbozzata soltanto
Nel cielo che dilegua, alla luna nuova,
dove il sole calava fino a poco fa:
si è impigliata là, sul fondo melmoso.
Non l’ho mai pescata: s’era impigliata.
2
E’ ancora presto, ma è così scuro
che non riesco a leggere neppure una riga.
Ma c’è pure, lo ricordo, un segno.
C’era o non c’è?
Non è mica stato il fischio del poliziotto a trapanarmi il cervello,
non è mica stato il capoccia a ficcarmi un timbro da scemo.
Com’è che qui attorno è così buio pesto?
Non si è certo disturbati da nessuno
se su questa panchina si sospira per due.
Si fa a pezzi, si disfa,
la luce che risponde.
Ma c’era pur stato un segno.
Vedo la vita, presa per paura,
imbavagliata dalla folla.
Ma c’era pur stato un suono!
Qualcuno soffre con te.
Vedi: la notte d’un tratto si ritira.
Vedi: è tutto disegnato.
“Qui sono stati Vòvik e Kostantin”.
Sappi, sono già stati qui.
Ricorda, non sei più solo.
che non riesco a leggere neppure una riga.
Ma c’è pure, lo ricordo, un segno.
C’era o non c’è?
Non è mica stato il fischio del poliziotto a trapanarmi il cervello,
non è mica stato il capoccia a ficcarmi un timbro da scemo.
Com’è che qui attorno è così buio pesto?
Non si è certo disturbati da nessuno
se su questa panchina si sospira per due.
Si fa a pezzi, si disfa,
la luce che risponde.
Ma c’era pur stato un segno.
Vedo la vita, presa per paura,
imbavagliata dalla folla.
Ma c’era pur stato un suono!
Qualcuno soffre con te.
Vedi: la notte d’un tratto si ritira.
Vedi: è tutto disegnato.
“Qui sono stati Vòvik e Kostantin”.
Sappi, sono già stati qui.
Ricorda, non sei più solo.
Michail N. Ajzenberg
3
Solo quelle parole che potevo distinguere.
Solo quelle col timbro sono mie.
Tintinnano pesanti come spiccioli nel berretto.
E’ quanto resta di me, dimenticato da tutti.
Il marciapiede rintrona per le monete da cinque copechi
Ehi, guardate, ma chi sarà stato?
Non erano loro che cercavano nell’accostare al volto
il crepitio della membrana, la raucedine del telefono.
Non le aspettavo, non le avevo chiamate, non erano mie
quelle in cui vivevano gli invidiabili usignoli.
Il pavimento rintrona, il contatore nell’angolo ticchetta.
E’ la vita che ciarla a modo suo
(cinguettando negli angoli, parlando a sessanta candele),
e dice:” E’ il mio eterno rimbombo.
E ora ti vengo contro in un muro sonoro.
Vuoi trascorrere con me la festa della casa nuova?
Solo quelle col timbro sono mie.
Tintinnano pesanti come spiccioli nel berretto.
E’ quanto resta di me, dimenticato da tutti.
Il marciapiede rintrona per le monete da cinque copechi
Ehi, guardate, ma chi sarà stato?
Non erano loro che cercavano nell’accostare al volto
il crepitio della membrana, la raucedine del telefono.
Non le aspettavo, non le avevo chiamate, non erano mie
quelle in cui vivevano gli invidiabili usignoli.
Il pavimento rintrona, il contatore nell’angolo ticchetta.
E’ la vita che ciarla a modo suo
(cinguettando negli angoli, parlando a sessanta candele),
e dice:” E’ il mio eterno rimbombo.
E ora ti vengo contro in un muro sonoro.
Vuoi trascorrere con me la festa della casa nuova?
Michail N. Ajzenberg
(Ciclo d’un anno)
Traduzione di Gario Zappi, su Poetica, anno 1 n. 1 aprile 1989)
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