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giovedì 1 luglio 2010

GILDA MUSA
(1926-1999)



Evelina R. N.R.

Camminava Evelina con sottili
tacchi su nubi di ovatta, parlando
amalgamava musica e colori,
ma la vita sgranava fra un assurdo
e l’altro e il ripensare giorni che
non sarebbero tornati. Domenica
assurda assurdo lunedì, poi altri
giorni sarebbero venuti vacui
patinati del medesimo assurdo.
Fra un’attesa e un’attesa, un buio e un buio,
scriveva in quella camera d’albergo
lettere senza fine, destinate
a nessuna risposta, rivolgeva
domande agli esili mazzi di fiori
della tappezzeria, e poi lasciava
dalle pupille accese in una febbre
di brividi, di assalti e tentazione
sempre più lunghi sguardi verso la
magnetizzante corda del tendone.
Poi – le sue dita legarono il cappio.

Ma sarebbe bastato che un fringuello
sul davanzale improvvisasse un canto:
Evelina si sarebbe distratta
a disegnare docile nell’aria
lo snodarsi-annodarsi a chiaroscuri
ora in tensione ora in distensione
del filo-ghirigoro musicale,
a farsi persuadere dalla forma
imitazione- Illuminante forma - imitazione
di annodati-snodati chiaroscuri
del filo-ghirigoro esistenziale
teso e disteso, attorcigliato e sciolto
nella serie allacciata degli eventi.
Tanto poco sarebbe bastato.

Gilda Musa
(da Notizie in bianco e nero, Sciascia, 1983, su Q/G, maggio-giugno 1984 nn.119-120)

1 commento:

Anonimo ha detto...

che bella...