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sabato 24 dicembre 2016

POESIA ITALIANA - GIORGIO LINGUAGLOSSA

GIORGIO LINGUAGLOSSA
(1949)


Giorgio Linguaglossa UNA POESIA: La grande casa immersa negli aranci (2006-2016) Nuova versione - con un Commento di Mariella Colonna


La grande casa immersa tra gli aranci


La grande casa immersa tra gli aranci.
Un vento freddo la percorre a ritroso.
Nel cofanetto i gioielli di mia madre, il bocchino d’avorio,
le lettere avvolte in un nastro azzurro, il quaderno viola
dove è scritto il destino.
Sullo stipite del tempo, l’algida immortalità dell’angelo:
“Vivete in casa e la casa non crollerà.”

Un bambino siede sulla riva del mare spumoso.
Cavalieri in armi galoppano sulla spiaggia.
Il bambino guarda dalla siepe di oleandri e ginestre
la nuvola di polvere sollevarsi.
La testa di un Apollo d’avorio è riversa
tra i solchi di un campo di grano.

Un’ombra passa sul volto di mia madre. È giovane.
Si affaccia al davanzale della finestra, saluta qualcuno
che si assottiglia e scompare nel fogliame del bosco.

Mia madre invecchia sempre più velocemente.
Mio padre è caduto in battaglia e la casa nell'aranceto
è in fiamme...


Commento di Mariella Colonna

La discontinuità del tempo, l’intimità, l’epica dello spazio che poi è tutt’uno col tempo, l’ambiguità dell’analogia, le parole - immagini, l’ombra - musica delle parole scaturita dall’anima del poeta, dalla sua essenza: ecco le prime impressioni che imprigionano l’attenzione, la costringono a continuare il cammino, ad approfondirlo.
Chi legge le poesie di Giorgio Linguaglossa deve farlo con estrema attenzione per cogliere i significati nascosti dentro la trama delle parole: significati guizzanti come i pesci d’argento nella rete che tentano di sfuggire alla cattura. Giorgio sa bene che si dice di più non dicendo e che il lettore deve impegnarsi fino in fondo per accogliere i suoi messaggi, non gradisce una lettura superficiale delle sue opere. Perciò alcuni suoi versi, apparentemente descrittivi, immediatamente si diramano in percorsi da interpretare e collegare.
La grande casa immersa tra gli aranci.” La  vediamo, questa casa, anche se gli aranci la coprono di verde. Forse è meglio dire che la immaginiamo. Ecco,  la descrizione non è “descrittiva” ma trascinata in un giro di valzer dalle parole che rivelano e nascondono. La casa io la immagino bianca, ma potrebbe essere d’un bell’arancio rosato, o lavorata dal tempo e quindi screziata di verde e color ocra.
Il vento freddo che la percorre a ritroso...è un vento che si lancia oltre il tempo e ci fa posare delicatamente lo sguardo sulle più intense memorie del passato, la “casa” dell’infanzia di Giorgio è tutta in quel cofanetto di gioielli, nelle lettere avvolte in un nastro azzurro con il loro mistero, nel quaderno viola dove è scritto il destino. In quest’ultimo verso dalla discontinuità del tempo, tra il passato di ciò che è sfiorato dal ricordo e il presente del ricordo, si solleva un’onda  metafisica: in quel tenero libretto viola è celata la fatalità del destino. La fredda immortalità dell’angelo (di marmo?) fa pensare ad una lapide funeraria che contrasta con la tenerezza della memoria: qui la materia e lo spazio giocano un ruolo importante che, dalla rigidità dell’ammonimento dell’angelo impartito dall’alto, con un salto liberatorio ci conduce in un quadro surreale alla de Chirico: il poeta bambino siede sulla riva del mare dove si affacciano gli oleandri e le ginestre e guarda i cavalli e i cavalieri in armi che galoppano sollevando nuvole di sabbia o di polvere...In questi passaggi fulminei vedo “l’epica del tempo e dello spazio”... dal mare dell’infanzia il verso si sposta veloce alla campagna fertile e qui la grecità erompe in modo scultoreo: la testa di un Apollo d’avorio è riversa tra i solchi di un campo di grano. Registro surreale purissimo, una citazione forte, compenetrata nel testo.  Ma subito dopo il cambio di scena: passa un’ombra sul volto della Madre, intenta a salutare qualcuno: Linguaglossa non ci dice “chi”, ma poi lo capiamo ed ecco l’attualità del passato. E’ un esempio clamoroso di quanto si può dire senza dire: la figura del “padre”, liberata dal prototipo, si associa a quella dell’innamorato di un tempo, il padre stesso, che però oggi insegue il suo destino: e Giorgio Linguaglossa ce lo fa sentire attraverso l’immagine icastica della Madre affacciata alla finestra per salutare l’uomo che ama ancora con passione, quella presenza misteriosa che Lei segue con lo sguardo finché si assottiglia e scompare nel fogliame del bosco. Lo stesso fogliame che preserva da sguardi indiscreti anche la casa della memoria e l’infanzia ritrovata.
Priva di qualunque accenno sentimentale così la scena si delinea nella sua drammaticità con la rivelazione finale che chiude il cerchio del tempo mitico richiamandosi alla tragedia greca e perfino ad Omero:  Mio padre è caduto in battaglia e la casa dell’aranceto è in fiamme. Intensi e icastici il dolore e gli affetti che si sollevano dalle parole e attingono al silenzio sacrale che appartiene soltanto all’anima.

Giorgio Linguaglossa è nato a Istanbul nel 1949 e vive e Roma. Nel 1992 pubblica Uccelli e nel 2000 Paradiso. Ha tradotto poeti inglesi, francesi e tedeschi tra cui Nelly Sachs e alcune poesie di Georg Trakl. Nel 1993 fonda il quadrimestrale di letteratura «Poiesis» che dal 1997 dirigerà fino al 2005. Nel 1995 firma con Giuseppe Pedota, Lisa Stace, Maria Rosaria Madonna e Giorgia Stecher il «Manifesto della Nuova Poesia Metafisica», pubblicato sul n. 7 di «Poiesis». È del 2002 Appunti Critici – La poesia italiana del tardo Novecento tra conformismi e nuove proposte. Nel 2005 pubblica il romanzo breve Ventiquattro tamponamenti prima di andare in ufficio. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesia La Belligeranza del Tramonto. Nel 2007 pubblica Il minimalismo, ovvero il tentato omicidio della poesia in «Atti del Convegno: È morto il Novecento? Rileggiamo un secolo», Passigli, Firenze. Nel 2010 escono La Nuova Poesia Modernista Italiana (1980 – 2010) EdiLet, Roma, e il romanzo Ponzio PilatoMimesis, Milano Nel 2011, sempre per le edizioni EdiLet di Roma pubblica il saggio Dalla lirica al discorso poetico. Storia della Poesia italiana 1945 - 2010. Nel 2013 escono il libro di poesia Blumenbilder (natura morta con fiori), Passigli, Firenze, e il saggio critico Dopo il Novecento. Monitoraggio della poesia italiana contemporanea (2000 - 2013), Società Editrice Fiorentina, Firenze. Nel 2015 escono La filosofia del tè (Istruzioni sull'uso dell'autenticità) Ensemble, Roma, e Three Stills in the Frame Selected poems (1986-2014) Chelsea Editions, New York. Nel 2016 pubblica il romanzo 248 giorni con Achille e la Tartaruga. Ha fondato la Rivista Letteraria Internazionale lombradelleparole.wordpress.com  - Il suo sito personale è: www.giorgiolinguaglossa.com
e-mail: glinguaglossa@gmail.com


1 commento:

Mario M. Gabriele ha detto...

Caro Giorgio,
grazie di questo gentile omaggio poetico, che ho particolarmente gradito anche perché mi è molto vicino nelle sensazioni, e nella rivisitazione di oggetti e figure che restano nell'album dei ricordi, sempre in superficie, mai dimenticati. E'il più bel dono che la vita possa dare a noi uomini e poeti che trasmettiamo agli altri questi itinerari esistenziali e psicoemotivi.