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mercoledì 11 gennaio 2017

POESIA ITALIANA - ANTONIO SPAGNUOLO


ANTONIO SPAGNUOLO
(1931)

“MEMORIE”

“Parabola”
Ho chiuso i miei conti con il paradiso
ogni traccia che cancelli il peccato
incerto come un bambino smarrito
intento a prosciugare il cruento fiume della tragedia
o a saettare distruzioni amorose.
Ogni segnale confonde i riflessi
a rimbalzi di basalto per improvvise attese,
candida parabola di un umile tormento.
Dispettosa lamella il rimpianto,
cattivo testimone dei ricordi.
*
“Spazi”
Cosa importa se le pareti hanno l’unico rumore
che rimbomba tra battiti,
lo spazio è prigioniero di se stesso
in una cella che toglie la memoria.
Accanto l’urlo distoglie il pensiero
per gli ultimi giorni di luce,
rimbalza ombre tra le mura
della mia esistenza, leggendo ogni segreto.
Tenta beffarmi al di la del riflesso
la speranza impaziente, ruggine indelebile,
così che le labbra hanno l’ultimo salmo .
*

“Abbandono”
Solo in attesa di arrendermi all’improvviso stupore
rincorro i fantasmi dei ricordi per cornici
di un abisso insondabile , di un corrodere
interminabile sbalzi e detriti.
È l’assordante urla dell’angoscia,
la piccola chiave di follie che smemora i desideri,
a sillabare la distanza del tuo abbandono,
adesso che mi manca l’ultimo sentiero
tra le scaglie e la polvere dei giorni
nel tentativo di spezzare le ombre.
*
“Solitudine”
Desideravi un’altra primavera
tra spine delle  rose e nubi solitarie
nei colori della fine di ottobre o la vertigine
che ha confuso il sorriso.
Desideravi ancora brividi per sere,
tra il giallo delle foglie e le coltri,
per rubare moine o veloci sgomenti,
granelli del nido silenzioso.
Ora sfugge il lamento della solitudine
e ti rivedo nuda nell’azzurro del cielo.
*
“Golfo”
Il golfo accenna appena il suo cristallo
nel segno dei gabbiani, finché lo sguardo
insegue il tramonto nel pallido guizzo della spuma.
Scompare l’azzurro anche dei sogni
nell’incerta melodia che tra le note
come un gioco nuovo riprende desideri.
Il vento leggermente ti scompiglia la chioma
nell’impazienza che assottiglia il ritmo
delle attese. Sei il nitido riflesso di risacca.
*
“Dubbio”
Avverto ancora il tuo abbraccio che mi avvolge
nella penombra, ove il tuo mistero
parla con figure a me sconosciute.
Quando a fine di ottobre un tempo breve
ha diviso i risvegli di orizzonte
eri ancora un corpo da toccare,
che annunciava sculture tra le rime.
La stagione sconfina con le piogge
e il mito è vertigine scomposta
in questa solitudine del dubbio.
*

“Parole”

Le mie parole hanno il giogo dell’edera,
strette ai rami , irrequiete al vento per ricordi,
cingono la solitudine in quel nodo
che il nostro amore mostrava insaziabile.
Lungo il tempo hanno un palpito delicato
inseguono il rumore della gente
che non conosce la soglia del cielo
e cede all’ombra dei frammenti
tra le ciglia e gli sguardi.
L’orizzonte incide la tua assenza,
che aleggia timorosa indecisa
nell’eterna vendetta dell’infinito.
Hai negli occhi il fulmine d’autunno,
impertinente e violento , quasi un gioco
che risplende innocente fra le ciglia
e ricama motivi dell’inganno.
Vorresti intrappolare le moine
come un  esile fiore che improvviso
spezza il lungo silenzio, e fra le dita
disperdi il labbro sensuale e dolce.
Soffice nuvola dai capelli neri
racchiudi nel sorriso l’invito clandestino.
Per te l’autunno, spettacolo a colori
che ti scopre le spalle , il seno , il collo,
vorticando gli azzurri nella grazia interdetta,
anche se taci il fulgore, ritorna fuori campo.
E sei sparita , intrecciando la memoria
che mi corrode nel baratto che scioglie la follia.
*
“Luna”
Metto a giacere i riflessi perché non sono io
l’ospite trasudato del tuo sogno,
l’incredibile amante silenzioso
sigillato alle spalle alabastro, riverbero
degli anni troppo presto fuggiti
ed assediati nell’eterno  abisso senza fondo.
Non puoi vedere le mani che alla luna
chiedono ancora illusioni di poesia
mentre il respiro trattenuto è quel sussurro
che le mie labbra fibrillano.
La realtà  è un’immagine dalle sbavature imperfette
e muove chiarori inaspettati.
*
“Sonni”
La maligna brezza delle notti confonde i miei sonni
nel dubbio del silenzio che mi ottunde,
mettendo insieme i pezzi di parole
diverse nel segno , sempre più difficile
nell’alchimia dell’eterno.
Brucia ogni menzogna il rimorso
nel moltiplicare gli sguardi della malinconia
quasi immobile immagine del niente.
Briciole nel luccichio degli ammiccamenti
le pupille non hanno più riflessi.
*




1 commento:

Mario M. Gabriele ha detto...

Poesie del lutto e della rimembranza che ricompongono il passato attraverso la rievocazione di ambienti domestici e familiari,con un linguaggio nel quale è soprattutto la figura femminile ad emergere nella costanza tematica del Poeta, che recupera il tempo passato, dando luce a un quadro in Ombra, senza fondo e sempre in superficie.