POESIA CUBANA
HEBERTO PADILLA
(1932-2000)
NON FU UN POETA DEL FUTURO
Diranno un giorno:
lui non ebbe visioni che possano essere trasmesse ai posteri.
Non possedette il talento di un profeta.
Non incontrò sfingi da interrogare
né accettò che leggessero nella mano della sua ragazza
il terrore con cui sentivano
le notizie e i bollettini di guerra.
Decisamente lui non fu un poeta del futuro.
Parlò molto dei tempi difficili
e analizzò le rovine,
ma non fu capace di sostenerle.
Andò sempre con la cenere sulle spalle.
Non svelò neppure un mistero.
Non fu né la prima né l’ultima figura di un quadrivio.
Octavio Paz non si occuperà mai di lui.
Non sarà neppure un esempio per i saggi di Retamar.
Neppure Alomá e Rodríguez Rivera,
né Wichy il pellerossa
si occuperanno di lui.
Nemmeno la Stilistica si occuperà di lui.
Non ci fu niente di extralogico nella sua lingua.
Invecchiò con chiarezza.Fu più diretto di un obiettivo.
lui non ebbe visioni che possano essere trasmesse ai posteri.
Non possedette il talento di un profeta.
Non incontrò sfingi da interrogare
né accettò che leggessero nella mano della sua ragazza
il terrore con cui sentivano
le notizie e i bollettini di guerra.
Decisamente lui non fu un poeta del futuro.
Parlò molto dei tempi difficili
e analizzò le rovine,
ma non fu capace di sostenerle.
Andò sempre con la cenere sulle spalle.
Non svelò neppure un mistero.
Non fu né la prima né l’ultima figura di un quadrivio.
Octavio Paz non si occuperà mai di lui.
Non sarà neppure un esempio per i saggi di Retamar.
Neppure Alomá e Rodríguez Rivera,
né Wichy il pellerossa
si occuperanno di lui.
Nemmeno la Stilistica si occuperà di lui.
Non ci fu niente di extralogico nella sua lingua.
Invecchiò con chiarezza.Fu più diretto di un obiettivo.
(da Tellusfolio.it - Tratto da Fuera del juego (1968). Traduzione di Gordiano Lupi)
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