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martedì 13 aprile 2010

POESIA ITALIANA
PIETRO CIMATTI
(1929-1991)

*
Eravamo così vicini, un tempo,
che facevamo solo un’ombra, e tu
avevi paura, e io paura per te.
E venne ottobre e dovevi partire:
avevo paura e tu paura per me.

Non sei più tornata, i testimoni mentono,
su quel treno ti misi seduta
e io resto in piedi ad aspettare ancora.
I treni sono tanti, valigie somigliano
alla valigia di fiori che ti regalai.
Donne che scendono e corrono agli uomini
ne ho inseguite ma ho sempre sbagliato,
erano viaggiatrici sconosciute.

Quando rincaso, e sei sola, al telefono,
con l’ospite, a far musica, a far tardi,
tessendo ragnatele di esclusione,
ti dico: neanche oggi è tornata
la donna che m’era così vicina,
poi venne il treno e la misi seduta
sul velluto, come una regina,
e l’ombra mi ritorna lacerata.
Tu ridi, e io ho tanta paura per me.

*
E’ in questo giorno di giugno con fulgori
guardo al cielo grigio come a un cerebro
che pensa lampi e si consiglia pioggia,
alta sopra le querce, le torri campanarie.
Poi vorrà vento e penserà lontano
da qui, su minareti, asie,, niagara
altrove piogge, fulmini. L’azzurro
è l’innocenza che non pensa, splende

Pietro Cimatti
Almanacco dello Specchio n.5, 1976, Arnoldo Mondadori.

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