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Ma nell’Europa centrale
le pannocchie dei campi
hanno la forma fluida
delle onde del sonno
per contrastare i galli e i gerani
che cantano nelle ore più tremende
e poi
si può guardare la luce
con il necessario per attendere
l’alba
mentre i pensieri sul letto
come minute di poesia:
farsi rimordere la coscienza
per il male compiuto
e forse non è neppure ben descritto
questo angolo affascinante
del novecento
Wallace Stevenson
(Traduzione di Gregorio Scalise su “Poesia”, anno VI, gennaio 1993, n. 58)
La donna al sole
E’ solo che questo calore e movimento sono come
Il calore e il movimento di una donna.
Non è che ci sia un’immagine nell’aria
Né l’inizio o la fine di una forma:
C’è il vuoto. Ma una donna d’oro compatto
Ci brucia col tocco della veste.
E’ un’abbondanza dissociata d’essere,
Più definita per ciò che è lei-
Perché lei è disincarnata,
E porta l’odore dei campi estivi.
E confessa il taciturno e insieme indifferente.
Invisibile ma chiaro, il solo amore.
Wallace Stevens
(Traduzione di Nadia Fusini, su “Poesia”, anno VI, gennaio 1993, n. 58)
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
il debole di volontà, il forte di braccia,
il buffone, il beone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno morì di febbre,
uno arse nella miniera,
uno fu ucciso in una rissa,
uno spirò in galera,
uno cadde da un ponte faticando per moglie e figli-
Tutti, tutti, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Lizzie e Edith,
il cuore sensibile, l’anima candida, la rumorosa,
l’orgogliosa, la felice?-
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di parto vergognoso,
una di amore contrastato,
una per mano di un bruto in un bordello,
una d’orgoglio infranto inseguendo la follia del cuore,
una dopo una vita, lontano, a Londra e Parigi
fu riportata al suo piccolo spazio vicino a Ella, Kate e Mag-
Tutte, tutte, dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e zia Emily,
e il vecchio Towmy Kinkaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva parlato
con uomini venerabili della rivoluzione?-
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Li riportarono figli morti dalla guerra,
e figlie prostrate dalla vita,
e i loro bimbi orfani, in pianto.
Tutti, tutti, dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov’è Jones, il vecchio violinista
che giocò con la vita tutti i suoi novant’anni,
sfidando il nevischio a petto nudo,
bevendo, strepitando,
non pensando né a moglie né a famiglia,
né all’oro, né all’amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia di pesce fritto d’altri tempi,
delle corse di cavalli di tanti anni fa
al Boschetto di Clary
di ciò che Abe Lincoln
disse una volta a Springfield.
Edgar Lee Masters
(da:Antologia di Spoon River, traduzione di Luciano Paglialunga, Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1996)
Il Giudice Somers
Come si spiega, ditemi,
che io, il più erudito degli avvocati,
che conoscevo Blackstone e Coke
quasi a memoria, che pronunciai la più bella arringa
che mai la Corte avesse udito, e scrissi
un esposto che meritò l’elogio del giudice Breese-
come si spiega, ditemi,
che io giaccio qui senza un segno, dimenticato,
mentre Chase Henry, l’ubriacone del paese,
ha un cippo di marmo, con sopra un’urna,
dove la Natura con irridente malizia,
ha fatto crescere una malerba tutta fiorita?
Edgar Lee Masters
(da:Antologia di Spoon River, traduzione di Luciano Paglialunga, Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1996)
Francis Turner
Non potevo né correre né giocare
da ragazzo.
Da adulto potevo soltanto sorseggiare dalla coppa,
non bere-
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
confortato da un segreto che solo Mary conosce:
c’è un giardino di acacie,
di catalpe, di pergole dolci di viti –
là quel pomeriggio di giugno
a fianco di Mary –
baciandola con l’anima sulle labbra
d’improvviso l’anima prese il volo.
Edgar Lee Masters
(da: Antologia di “Spoon River”, Traduzione di Luciano Paglialunga, Piemme, Casale Monferrato, 1996)
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