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venerdì 21 novembre 2008

Wang Wei
(699-759)
e P’Ei Ti


La conca del muro di Méng

La mia nuova casa
è all’inizio del muro di Mèng,
fra vecchi alberi
e resti di cadenti salici.
L’altro, dopo di me,
chi sarà?
Vana la sua mestizia
per questa che fu mia.

La mia nuova capanna
è sotto il vecchio muro:
a volte salgo
all’antico recinto.
Il vecchio muro
nulla ha più del passato,
uomini d’oggi, incuranti,
vengono e vanno.
Wang Wei e Pei Ti

(da: “Poesie del Fiume Wang”, Traduzione dal cinese di Martin Benedikter, Einaudi, 1972)



Il recinto dei magnoli

D’autunno il monte accoglie
gli ultimi raggi;
voli d’uccelli seguono
i primi stormi.
Bagliore di smeraldo
a tratti sparso s’accende.
La foschia della sera
non ha dove restare.

Dalla volta di luce
all’ora che tramonta il sole,
la voce degli uccelli
si confonde con l’altra, del torrente.
La verde via del ruscello
volge alla lontananza;
gioia della solitudine,
avrai tu mai fine?
Wang Wei e P’ei Ti

(da: “Poesie del fiume Wang”, Traduzione dal cinese di Martin Benedikter, Einaudi, 1972)



Il sentiero delle sofore

Sul sentiero in disparte,
al riparo delle sofore,
nel segreto dell’ombra
rigoglia il verde muschio.
Rispondono, alla porta:
appare, solo, e mi saluta, il servo.
Credevo già venuto
il monaco del monte.

A sud della porta,
lungo le sofore,
è il sentiero sul ciglio,
che mena al lago I.
Quando giunge l’autunno,
piove molto sul monte;
le foglie che cadono
nessuno le raccoglie.
Wang Wei e P’ei Ti

(da:”Poesie del fiume Wang”, traduzione dal cinese di Martin Benedikter, Einaudi, 1972)

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