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mercoledì 24 marzo 2010

POESIA ITALIANA
ALBERTO MARIO MORICONI
(1920-2010)

La mosca di Lindbergh

Si sa e si saprà sempre di Charles Lindbergh pilota
della prima trasvolata senza scalo dell’Atlantico:
quello che pochissimi sanno è che egli ebbe
a bordo del fragile monoposto — lo Spirit of St.
Louis — un’importante passeggera: dico una mo-
sca.

La prima clandestina che trasvolò
New York-Paris, quella cosina,
il comandante se la scoprì, diciotto e quindici,
un bambinone
biondo, una brunettina,
che dal quadrante (mossa da fame?)
dell’altimetro, tutta un tremito
e minutina come è
un dittero,
lo affrontava! (mossa da fame?). Avesse
gridato, lui, e saltava… Gran Dio! Sotto,
le immense lingue e schiume d’azzannìo….
(lei tutto ignorava d’oceani, terrona del Kansas:
la forosetta, del Kansas).
Ma il bambinone
abbozzò,
la ignorò, trasse due sorsi dal termos.
La clandestina s’occultò.
“ E stia..”
il primo “ New York —Paris”
cartone e spago
-come una vecchia valigia —
e spirito di Saint Louis

“ Stia stia, Miss. Due alucce non guastano
in più, di riserva al mono-
plano, al mono-
posto, al mono-
motore: solo bi-
pala l’elica.
E or la brunetta bïala “
rise Charlie, cercandola: “Via via,
Miss, esca. E mi dica,
che, chi a Paris l’aspetta? A chi, beato, sì
graziosa e ardimentosa vola brunetta?”

soffia
soffia sull’acque,
spirito di Saint Louis,
cartone e spago

Or la compagna di Lindbergh dormiva
cinta di stelle, obliosa di tele
di ragno, che forse fuggiva
dal Kansas, da New.
E a lui, l’aquila
giovane, ancora ignara
di ragne, più truci, umane, (1)
un punto
lui solo di sangue e d’anima
sopra i notturni oceani,
ebrïetà
eterëa di stelle e sogni;
e il pulsar dei pistoni, docile faustamente
monotono, oramai
ammalïava, il remeggio fluidissimo,
a un puerile sonno…..
si riscoteva
picchiando a dritta
e a manca l’ala,
o evoluiva libellula
l’aquilotto
e canticchiava un’arietta di favola
western, di carovane.

Ventinov’ore, due sorsi al termos.
Ma pur le palpebre calano, Lindbergh s’assopisce.
Tre, forse cinque, minuti, o dieci, e il velivolo cala,
lenta la cloche, all’acque,
ma dolce cala
spirito di Saint Louis….
Guizzò, ella! via su!...
Rientrò:
lo picchiettò (vellicò) al naso: riaprì
gli occhi lui abbrancò
la cloche.

Digrignò
le schiumose mandibole l’Oceano.

E a dritta dell’aquilotto fiorì
un primo gabbïano,
e altri
e altri,
bianco di sé scriventi in cielo “WELCOME”.

“Ci siamo, darling,ci siamo, baby….
no, bébé, à Paris. Thanks — no, merci —
amica mia…ma come
ti chiami?... Laggiù! laggiù!
è Le Bourget, bébé !”

Trionfò
la bionda aquila degli oceani.
- Il nome,
però, almeno, della compagna….Sparì. —
Trionfò sonnolento su urla dal buio e su fiaccole:
lei vi sparì.

Chi sa se la mosca del Kansas
trovò chi cercava a Paris.
Albero Mario Moriconi
(da: Il dente di Wels, Pironti, 1995)
(1) Cinque anni dopo patì il rapimento e l’uccisione del figlioletto.

mercoledì 17 marzo 2010

POESIA FRANCESE
LOUIS ARAGON

(1897-1982)

*

Ah, è il bene di domani
Tutto come ieri
Nulla sarà mai come
Lo si vede nelle pietre
Eppure tutto ci aspetta
Al ritorno dell’ora di ieri
Si dovrà pur amare
Come ancora mai
La nostra vita sarà tutta
Com’è da allora
Temete il cielo indifferente
O il gioco dell’amore
E non è un gioco stasera
O domani sera
Si dovrà vivere ancora
Anche nei giorni neri
Louis Aragon

Traduzione di Francesco Bruno
Poesie d’amore
con un autografo inedito
e sette incisioni di Ghiannis Ritsos
a cura di Francesco Bruno
Crocetti Editore 2000
POESIA SVEDESE
TOMAS TRANSTROMER
(1931)

Aprile e Silenzio

La primavera giace deserta.
Scuro come il velluto il fossato
si snoda al mio fianco
senza immagini riflesse.
Soli a splendere
sono dei fiori gialli.
Mi porta la mia ombra,
come la sua nera custodia
un violino.
La sola cosa che voglio dire
brilla fuori dalla mia portata
come l’argento
sul banco dei pegni.
Tomas Tranströmer

Traduzione di Maria Cristina Lombardi
Poesia dal silenzio a cura di Maria Cristina Lombardi

Crocetti Editore 2001, 2008

domenica 14 marzo 2010

POESIA SLOVENA
ALES DEBELJAK
(1961)


*
Nulla è raggiungibile. Nessuna voce si duplica.
Come se non fosse mai accaduto. Le cose perdurano,
tranquillamente.]
E al mattino tornerà a farsi giorno. Nelle vene scorre il sangue.
Tu sei niente. Per tutti gli altri, tranne che per una donna, sei

l’oscurità profonda in fondo al fiume. Un sasso sconsolatamente
liscio]
con un soffio d’azzurro. L’incavo sul pozzo. L’inizio
di nessuno, che nessuno riconosce. Come il diario di Scott
perduto nel turbine polare. Tu sei niente. Potresti essere la mia

tristezza, ampia come il cielo. Ed il pieno e il vuoto del film
avvolto per sempre nella bobina. La città ora non è davvero
meno]
vulnerabile di quanto fosse prima. Io solo, questo posso
aggiungere, risuonerò]
sulla frequenza del tuo silenzio e aspetterò una tua risposta.
Ales Debeljak

da "La dimora del tempo sospeso"
Nuove voci della poesia slovena – di Ivan Crico

TAJA KRAMBERGER
(1970)

*
Nessuno fa caso alle limpide e delicate posizioni
della Terra. Solo le figurine degli animali coperti
di blu scuro, odoranti di cioccolata, parlano di sé.
Si girano di schiena col palmo della mano e si perdono
in tasche altrui. Via serpenti, andatevene dalle vigne,
mi facciano questo piacere, per favore,
perché ho paura di voi e poi perdo la chiave
e con papà devo strisciare in casa attraverso la finestra della via
Vanganel 57 d.]
Se incontri la serpe devi essere gentile,
non provocare, solo stare immobile come una foresta pietrificata
per non scatenare ciò che non puoi dominare.
Si può irrigidire l’infanzia, se non fai attenzione,
o addirittura estinguersi per punizione, se non
sei gentile con lei.
Taja Kramberger

da "La dimora del tempo sospeso"
Nuove voci della poesia slovena – di Ivan Crico

sabato 13 marzo 2010

POESIA BOLIVIANA
PEDRO SHIMOSE
(1940)

STARE CHETO

Tanto tempo senza saper che cosa fare
di questo sogno povero
tinto di soprassalti.

Aver visto un cielo stramazzato
tra fiori e uccelli
e un bosco in fiamme
appie' della montagna.

Molto ho deplorato di essere qui,
seduto,
a contemplare un uomo
che di notte legge
e di giorno
redige rapporti burocratici
come che voglia parer saggio e grave.

A che scopo venirmene dove non ricordo,
dove sono un'assenza che non rammenta nulla,
nemmeno la sua voce,
nemmeno il suo stesso volto nella pietra dove
ci guardavamo.
Pedro Shimose

Traduzione di Claudio Cinti
da "Riflessioni machiavelliche" (1980 - Sinopia, Venezia 2004)
www.filidaquilone.it

venerdì 12 marzo 2010

POESIA IRANIANA
MAHNAZ AZARNIA
(1945)


SOLITUDINE


Ti pettini nel vento
la stagione dell'amore è durevole
e il profumo dell'olivo
nel passaggio del vento.

Non stare in ansia
l'inverno se ne va
e le scuse
sulle palpebre stanche
della notte restano
in primavera
diventano verdi i semi

Ora
te ne sei andato
la finestra ti guarda.
Mahnaz Azarnia

Traduzione di Kambiz Tasheyoee
Da "www.literary.it
POESIA DANESE
HENRIK NORDBRANDT
(1945)


DOVUNQUE ANDIAMO

Dovunque andiamo, arriviamo sempre troppo tardi
a ciò che un tempo siamo partiti per trovare.
E in qualsiasi città ci fermiamo
sono le case cui è troppo tardi per tornare
i giardini in cui è troppo tardi per trascorrere una notte di luna
e le donne che è troppo tardi per amare
a tormentarci con la loro impalpabile presenza.

E qualsiasi strada ci sembri di conoscere
ci porta lontano dai giardini fioriti che cerchiamo
e che diffondono il loro pesante odore nel quartiere.
E a qualsiasi casa torniamo
arriviamo a notte troppo tarda per essere riconosciuti.
E in qualsiasi fiume ci specchiamo
vediamo noi stessi solo dopo aver voltato le spalle.
Henrik Nordbrandt

(Traduzione di B. Berni, su “Poesia del Novecento in Italia e in Europa” a cura di Edoardo Esposito, Feltrinelli 2000)

mercoledì 10 marzo 2010

POESIA SVEDESE
HJALMAR GULLBERG

(1898-1961)


TOGLIETE LE FOTOGRAFIE

Togliete le fotografie. Noi morti
siamo sensibili a questo genere di cose
almeno i primi tempi.
Né l’adattamento ha luogo senza sforzo
fino a quella pace di là da ogni ragione, quella pace

che ci avete concesso con l’annunzio mortuario.
Non seccateci più. Il nostro dolore prolunga i funerali.
Il nome e il profilo nel marmo e nel bronzo
quando dobbiamo cambiar forma e linguaggio

sono impacci di cui faremmo volentieri a meno.
Stanotte siamo la neve che cade silenziosa
a falda a falda. Con la faccia premuta
contro il vetro che nome gridi? Non abbiamo un nome.
Jalmar Gullberg
(da:”Poesia del Novecento in Italia e in Europa”, a cura di Edoardo Esposito,Feltrinelli, 2000, traduzione di S. De Cesaris Epifani)

lunedì 8 marzo 2010

POESIA TEDESCA
PAUL CELAN
(1920-1970)


NESSUNO

Nessuno ci forma più da terra e fango,
nessuno parla alla nostra polvere.
Nessuno.

Lodato sii tu. Nessuno.
Per farti piacere vogliamo
fiorire.
A te
Incontro.

Un Nulla
eravamo, siamo,
resteremo, fiorendo:
del Nulla-
di Nessuno la rosa.

Con
lo stimma chiaro-anima,
lo stame devastato cielo,
la corona rossa
per la parola di porpora che noi cantammo
sopra, oh sopra
la spina.

Paul Celan
(Traduzione di M.Ranchetti, da”Poesia del Novecento in Italia e in Europa”, a cura di Edoardo Esposito, Feltinelli Editore, 2000)