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martedì 18 settembre 2012

POESIA ITALIANA


ENRICO CERQUIGLINI
(1962)

La fuga di dio


                                    A mio padre, morto, per il mondo, il 21 marzo 1999

Restai fuori, padre, quando scese la porta
a serrare il sentiero azzurro.
Fuori smarrito sangue tra barba e petto.
Escluso dal silenzio,
ho sentito chiara la tua voce – amara come questa notte –,
in balìa di sensi e di croci.
Escluso da tutto – inappartenente giglio senza colore –
tranciato da ogni respiro, inadatto a reggere il libro,
barcollante senza simili in cui specchiarmi,
solo senza consolazione nel coltivare disperanza e
dolore.
Padre, se vuoi, disserra quella porta, una sola volta:
furtivo scivolerò nel silenzio
rannicchiato nel buio.

Padre, rendimi al nulla.

Enrico Cerquiglini
(da: Fine Attività, 2008)

sabato 15 settembre 2012

POESIA ITALIANA

Roberto Roversi
(1923-2012)


V.


La miseria d’Italia numero cinque una nuvola
molto bianca una nuvola bianca
calando all’improvviso molto bianca – bianca
ha divorato il gatto steso grigio in un sole autunnale
guardava la gente passare e la gente
nella sottostante strada dentro il traffico domenicale.
Via la nuvola il gatto l’ha stretta fra i denti ciabattando
furtiva
come la scia di una nave che si addentra cauta nel
porto lasciando le onde grandi del mare
io vedo come accadono le cose fiorite o sfiorite
sono lacrime di una piccola suora diseredata
ma so che cavalco sulla lama della spada
tagliente e la luce sanguina.
Anche la foglia nell’aria non ha più speranza di vita.
Mi domando dove trovare il tempo sapere negli anni che
durano un giorno
per continuare lo scavo dentro la terra di sassi e toccare
la buona radice del pioppo sovrano
tutto è livellato oramai piallato appiattito.
Sovrana la solitudine della grande campagna conduce
la danza
l’uccello nero cala gridando sul solco
per il terrore della navicella spaziale che fulmina
l’aria tracciando ferite di giallo.
Milioni di chilometri e Giotto il pittore divino
si muove fra le pecore dello spazio
tocca gli astri non si brucia le mani
potrà dipingere ancora il mondo
ricordare il buio di dio
riconoscere l’occhio dell’uomo da quello della serpe.
Invadere col fuoco l’infinito così lieto e vicino
senza bruciarlo.

Roberto Roversi
da "Poesia al fuoco della Storia"