Cerca nel blog

sabato 17 luglio 2010

RAFFAELE CARRIERI
(1905-1984)


CHI E' PASSATO PRIMA DI ME

Chi è passato prima di me
Di me ha lasciato orma.
Rintraccio l’esile forma
Del piede che fu mio
Tra il terzo e il quarto
Secolo e corse questi lidi
E si portò dall’altra parte
Oltre le isole e gli uliveti
Sulla rotta dei califfi.

Chi è passato prima di me
Di me ha lasciato ombra
Fuggevole di lunga ciglia.
Ma è questa pupilla
Pigra e un poco torva
Graffia sulla ciotola
Di creta rossa: Nel sepolcro
Guardo il mio occhio
Dal profilo di conchiglia.

Chi è passato prima di me
Di me ha lasciato esigua
Impronta dei corta mano.
Riconosco l’effimera curva
Delle costole e il disegno
Scorretto del ginocchio
Dove la rotula s’ingobba,
Mia è questa caviglia
Che dall’argilla traspare.

Chi è passato prima di me
Di me ha lasciato fresca
Memoria di giuochi.
Riodo il nitrito di centauro
Mattiniero e il suono colgo
Della voce che fu mia
Quando Venere rincorrevo
Affamato e veloce
Nelle grotte d’amore.

Chi è passato prima di me
Di me ha lasciato specchio
Di morte e tazze colme.
Lo spazio ritrovo del mio
Corpo e il lino bianco
Odora di limone: nata
Non era la colomba d’Archita
Quando tra questi ulivi
Mi colse prima morte.

Raffaele Carrieri
(Da:Lamento del gabelliere, Mondadori, 1946, Su Quinta Generazione anno XII 1984, maggio-giugno. nn.119-120)

giovedì 1 luglio 2010

GILDA MUSA
(1926-1999)



Evelina R. N.R.

Camminava Evelina con sottili
tacchi su nubi di ovatta, parlando
amalgamava musica e colori,
ma la vita sgranava fra un assurdo
e l’altro e il ripensare giorni che
non sarebbero tornati. Domenica
assurda assurdo lunedì, poi altri
giorni sarebbero venuti vacui
patinati del medesimo assurdo.
Fra un’attesa e un’attesa, un buio e un buio,
scriveva in quella camera d’albergo
lettere senza fine, destinate
a nessuna risposta, rivolgeva
domande agli esili mazzi di fiori
della tappezzeria, e poi lasciava
dalle pupille accese in una febbre
di brividi, di assalti e tentazione
sempre più lunghi sguardi verso la
magnetizzante corda del tendone.
Poi – le sue dita legarono il cappio.

Ma sarebbe bastato che un fringuello
sul davanzale improvvisasse un canto:
Evelina si sarebbe distratta
a disegnare docile nell’aria
lo snodarsi-annodarsi a chiaroscuri
ora in tensione ora in distensione
del filo-ghirigoro musicale,
a farsi persuadere dalla forma
imitazione- Illuminante forma - imitazione
di annodati-snodati chiaroscuri
del filo-ghirigoro esistenziale
teso e disteso, attorcigliato e sciolto
nella serie allacciata degli eventi.
Tanto poco sarebbe bastato.

Gilda Musa
(da Notizie in bianco e nero, Sciascia, 1983, su Q/G, maggio-giugno 1984 nn.119-120)