COSIMO ORTESTA
(1939)
IL SENTIERO DAL CUORE DELLA CASA
Piccole navi morte, sotto tetto d’acciaio,
del nero ardore parlano
che il figlio di Corneille consunse –
la percezione dell’acqua e dell’età,
il soffio delle foglie,
la lettura del thè in cui (tutto fiorito
a morte)- il figlio: “Orsù mio bel signore
disàrmati” dicendo, insiste a che
la Defayis discenda adesso ammantata
di carezze fresche e vedove medaglie
che l’ebbero corrotta ma sempre più inflessibile
nel negarsi.
A dodici anni o a trenta da altissime
vele soffocato inutilmente o da collana d’acciaio
-dolcissimi pigiami! – l’astuto sollievo
inerte si fingeva col fiato corto reclamando
letto di spighe e lande belle e piane.
Ma aria di paragone con l’aria già di collera
di crepe giù nella corte si era fasciata
Cosimo Ortesta
(In margine alla lettura di una biografia di Pierre Corneille e di una lettera alla madre (Caroline Archnhaut Defayis) di Charles Baudelaire.
PAROLA STESSA
Cominciata nell’orizzonte dove crolli
mi dai la mano (sì, che me lo dici)
bella a me gridando se conosci
il lungo pelo e il bosco
che s’inarca
paziente trasudi qui son
io perché non scrivi e giri
intorno un quarto di parola
parola stessa d’ago e storia
entrata veglia
nei colpi sul femore battuti
ti sbarri gli occhi e il respiro
nei tiepidi scongiuri
alla porta chiusi con fendenti
e sveli l’alluce posato sulla foglia
la forchetta a te imboccata
la carezza stoccata sulla nuca.
Cosimo Ortesta
(Da: Il bagno degli occhi, Società di poesia,1980) Su Quinta Generazione, Anno XII,1984, Maggio.Giugno , nn. 119-120)
Nessun commento:
Posta un commento