VIVIAN LAMARQUE
(1946)
QUESTA QUIETA POLVERE
1
Che fa il mio bimbo?
Che fa il mio capriolo?
Verrà tre volte ancora
E poi non verrà più
Disse al figurinaio fammi una statua di cera
che si muova come un uomo vero
i morti se li tocchi sono freddi
invece i vivi sono tutta un’altra cosa
l’amore mio quando lo toccavo
ero felice
In un certo reame in un certo stato
vivevano un tempo un re e una regina
ieri ho avuto una visione
l’amore mio era in giardino
metà era vecchio
metà era bambino
l’ultima volta mi aveva detto
se mi ammalo tu mi curi?
e io avevo detto di sì
sai smacchiare le giacche?
e io avevo detto un po’
In un certo reame in un certo stato
vivevano un tempo un re e una regina
il mattino dopo che si è morti
non ci si può svegliare
la vita è finita
è incominciata la morte
non si può sempre restare
un po’ starò
e un po’ andrò
io lo so dove andare
conosco certi luoghi
dove l’amore mio col suo profilo va
Le acque di una stessa rapida vanno fra mille ostacoli
poi si riuniscono, anche se non subito
dimmi: ma tu e l’amore tuo siete di una stessa rapida?
sì se no non saremmo una volta confluiti
e quando sarebbe se non subito?f
fra mille e ottomila generazioni finché questo ciottolo
diventi masso
certe volte io credo di assomigliare a qualcuno
certe volte io credo di non assomigliare a nessuno
io assomiglio a me stessa
innamorata dell’amore mio
Che fa il mio bimbo?
Che fa il mio capriolo?
Verrà tre volte ancora
E poi non verrà più
con questa luce forte
si vede a prima vista che l’amore mio non c’è
l’amore mio manca così tanto
che non vedo l’ora che sia buio
buio nero per non vederci più
al buio certe volte
l’amore mio col suo profilo appare
non mi dice parole
né si lascia toccare
comunque al buio certe volte
l’amore mio coi suo profilo appare
II
io mi ricordo la prima volta che lo vidi
erano le ore 16 del giorno sabato di giugno
lui arrivava da un corridoio lungo
dove si ritira l’amore
avanza la morte Giardiniera
io non voglio la Morte Giardiniera
io voglio un giardino
con dentro l’amore mio a zappare
se un giorno l’amore mio ritornerà
io sarò felice
come le piantine di riso che in autunno
si reclinano tutte d’un verso
a voi a voi vorrei piegarmi
adesso basta non esserci
adesso voglio che l’amore mio ci sia
voglio che l’amore mio sia lì
anzi qui
che io possa allungando una mano
toccarlo
Disse al figurinaio : fammi una statua di cera
che si muova come un vero uomo
i morti se li tocchi sono freddi
invece i vivi sono tutta un’altra cosa
l’amore mio quando lo toccavo
ero felice
io non voglio essere quieta
io non voglio essere polvere
nelle vite quando mettono la data di nascita
io vado subito a vedere la data di morte
poi faccio la sottrazione
e metto il risultato
io non sono morta io sono nata
il 18 aprile 1946
sono viva credo
i rami sulla mia mano
sono pieni di convolvolo
Vivian Lamarque
(Da: Una quieta polvere, - Parola Plurale-, a cura di Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinellii e Paolo Zublema, Sossella Editore, Roma, 2005)
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