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giovedì 1 ottobre 2009

GIOVANNI RABONI
(1932-2004)


CREDITORI


Cerchiamo di parlare
in due minuti, mentre qualcuno aggiusta
le tende alle finestre e gli amici
sono già per le scale. Sempre c’è
poco tempo quando dobbiamo fare
i conti con i morti. E così dico
a mia madre di aver pazienza – a lei
che vicina a morire, ancora
vuol sapere com’era la mia cena.

Giovanni Raboni
(Da :Parti di requiem, Almanacco dello Specchio n. 4- 1975, a cura di Marco Forti, Mondadori Editore)

TRASLOCO


Presto di mattina
a un passo dal cancello, non ricordo
se in strada o nel giardino.
Non era chiuso, né aperto. Poteva
essere molto tardi. Poteva esserci vento.
Bisognava rincorrerli – gridare
slittando sulla ghiaia,
darsi slancio sui pali delle dalie,
abbattersi sui platani, volare
su tre gradini di graniglia,
svelto, più svelto! Prima che qualcuno
(la Gondrad, anche allora?) bestemmiando
per troppo noce,
ansando cieco per le scale,
portasse dentro – prima la testata,
poi le molle, le sponde –
il letto di mia madre.

Giovanni Raboni
(Da: Parti di requiem, Almanacco dello Specchio n. 4. 1975, a cura di Marco Forti, Mondadori Editore)

LA BARA


Mi chiedo se una bara
può essere così calda, davvero, come è stato
questa notte in un sogno-
dico calda da dentro se per ridere
cerco di sollevarla, se la tolgo
al fugone, alla fossa,
se l’abbraccio, sapendo nel legno che sei viva.

Giovanni Raboni
(Da: Parti di requiem, Almanacco dello Specchio n. 4-1975, a cura di Marco Forti, Mondadori Editore)

1 commento:

Anonimo ha detto...

che bella la terza (viva)