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domenica 16 maggio 2010

POESIA FRANCESE
YVES BONNEFOI
(1923)


*

Si dice
che delle barche appaiano nel cielo
e che di alcune
la lunga catena dell’ancora può discendere
furtiva verso la nostra terra.
L’àncora cerca sui nostri prati, in mezzo agli alberi,
il luogo in cui appigliarsi,
ma subito un desiderio di lassù l’afferra,
la barca d’altronde non è di qui,
ha il suo orizzonte dentro un altro sogno.

Accade, tuttavia,
che l’ancora sia, diremmo, straordinariamente pesante,
e quasi trascini a terra gli alberi, piegandoli.
L’avrebbero vista attaccarsi alla porta di una chiesa,
sotto l’arcata in cui è cancellata la nostra speranza,
e qualcuno di quest’altro mondo ne discendesse,
goffamente, lungo la catena tesa, violenta,
per liberare il suo cielo dalla nostra notte.
Ah, che angoscia, quando lavorò contro la volta,
afferrando con le mani la sua strana spada, perchè bisogna
che qualcosa addestri in noi lo spirito
in questa traversata che la parola
tenta, senza sapere niente, verso un’altra riva?

Ives Bonnefoy
da La longue chaîne de l’ancre
traduzione di Blumy, pubblicata su VDBD




Yves Bonnefoy: «Descrivere l'orrore:questo è oggi il ruolo del poeta»
Il letterato francese al Salone del libro: «Petrarca e Leopardi i miei maestri, con l'Inferno di Dante ho imparato l'italiano» Cos'è la poesia? È dare alle parole la loro capacità di descrivere la pienezza delle cose, la loro luce, la loro vita e questo accade solo quando noi riusciamo a divenire un corpo unico con il luogo e l'istante della nostra esistenza. Per me è il modo di dare senso alla mia vita e questo significa che ho fede in lei, perché non vedo motivo di dubitare del fatto che la poesia riesca ad essere insieme verità e bellezza e di questo sono ogni giorno più convinto».

Stralcio dell'intervista di Renato Minore al poeta, apparsa sul sito Il Messaggero.it
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=102070&sez=HOME_SPETTACOLO&ssez=VETRINA

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