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martedì 22 marzo 2016

POESIA ITALIANA - GIORGIO LINGUAGLOSSA

GIORGIO LINGUAGLOSSA
(1949)


Questa poesia inedita di Giorgio Linguaglossa, dal titolo: Un balcone. Una siepe con sopra i lilla,  fa parte di una più articolata produzione poetica in fase di pubblicazione. E’ bene qui precisare che qualunque “guida” alla lettura di un testo poetico, di cui si intende “spiegare”, o “suggerire” i punti più significativi, è sempre operazione di indebita invadenza, che tradisce l’aura originaria in cui si muove il poeta nel comporre una poesia. E’ chiaro che qui ci troviamo di fronte ad una elaborazione linguistica che non ha nulla a che vedere con il panorama asfittico  che ha  invaso e sta invadendo il territorio poetico italiano. Ci troviamo di fronte ad una struttura  che riesce a fissare  scene da everyday life in continui flashback, con un ritmo serrato e compulsivo, tra scansione e ricomposizione di figure e sfondi di diversa scenografia. Finisce l’epoca dell’IO pleonastico e raffigurativo e nasce un nuovo orizzonte dai molteplici riflessi tematici, con una sfilata di personaggi all’interno di un territorio ora urbano, ora storico, ma sempre rappresentato nella realtà. E’ una indicazione, ma potrebbe essere un concreto segnale di direzione o più semplicemente un messaggio del fare poesia in un mercato che abbonda di merci secondarie, senza codice a barre. Certamente è un modello poetico che travalica i confini nazionali, con tutto il suo carico di immaginazione e di cultura. Non si tratta di moda o di capriccio estetico, ma di un considerevole progetto di un mondo linguistico e poetico chiamato a riempire la scena del mondo,  articolandone la visione. Ciò che emerge è una panoramica che  mette in primo piano lo sfondo a camera aperta,  di un locus esterno e interno e di brevissimi squarci metafisici con”un dio che deve ancora venire. Ma non verrà / perché  ha dimenticato di essere dio /: mentre incalzano le sequenze di ripresa fotodinamica, contraddistinte da uno sguardo osservatore e psichico, neutralizzante l’inerzia e la stasi. Qui si nota subito la proposizione di un nuovo modo di fare poesia, che ricostruisce, uno ad uno, gli elementi materici della parola provenienti “dall’unità infranta”, attraverso la narrazione, che riattiva i frammenti sparsi di un edificio crollato, ricomponendone le fondamenta della poesia dal suo stato colliquativo. E’, in altre parole. la progettazione simmetrica che ha in sé l’equilibrio stilistico di coerente ricerca espressiva, per esprimere l’evento temporale, storico o urbano, nell’accumulo delle pulsioni e introspezioni psicologiche. Ed è il meglio che si possa incontrare oggi leggendo le poesie di Linguaglossa, come avanzamento di scrittura creativa  in circolazione, che sfata il pensiero critico di Barardinelli quando decreta la morte della poesia. (Mario M.Gabriele)

Un balcone. Una siepe con sopra i lillà


Un prato verde. Pettinato come un tavolo da biliardo.
Ghiaia. Bambini. Giocano a palla qua e là.
Panchine verniciate di fresco. Una giostra.
Un balcone. La siepe con sopra i lillà.
Margherita e il Maestro con il cappello a cilindro,
il frac lurido e scarpe di vernice. Il romanziere Bulgakov
ha fretta di finire il romanzo, si attarda in cucina
a bere un caffè.
La nursemaid fa oscillare la carrozzella.
Un Signore con il berretto a visiera degli hockey club.
Una testa mozzata rotola sulla ghiaia.
Un borghese con i pantaloni a righe legge il "Corriere della Sera"
sulla panchina rossa.
Alla destra, prima della cornice del quadro,
l' uomo, gilè a scacchi e maniche di camicia, osserva
il pittore che dipinge un quadro.
Il quadro osserva il pittore che dipinge il quadro.
Sul cavalletto, una tela. Il sole giallo ritratto nel quadro
illumina la stanza. Si alza dal cavalletto,
esce dalla finestra, e se ne va a zonzo per la città.
Un balcone. Una siepe con sopra i lillà.
Il sole si è annoiato di aspettare il pittore.
Il pittore si è dimenticato della tela e del sole
e corteggia la modella del quadro precedente.
Nudo in un interno. C'è la modella davanti al cavalletto.
Qui, all'esterno, ci sono io. O forse, sono là.
Il pittore se n'è andato, chissà dove, tra i lillà.
Una signora canta: «che sarà, sarà».
Un dio che deve ancora venire. Ma non verrà,
perché ha dimenticato di essere un dio,
e adesso ha indosso abiti borghesi, sta fermo
alla fermata del tram, alla Potsdamer Platz.
Mentre il sole dichiara che domattina verrà,
puntuale come al solito, prima del caffè, a bere caffè.
La sfera di vetro con ghepardo delle nevi e presepe.
Di nuovo, tutto si capovolge.
Cadono all'insù fiocchi di neve. Cadono all'ingiù.
Il prato verde, i bambini che giocano con la palla di caucciù
sotto il balcone con i lillà.
La nursemaid con la carrozzella. Un Signore, là
con i pantaloni a righe che legge su una sedia rossa
il "Corriere della sera".
Il signore con il berretto a visiera degli hockey club.
Bulgakov è irritato perché ha perso il tram.
E così via. Davvero. Tutto si capovolge.

Il prato verde. Il balcone con sopra i lillà.

(Inedito di Giorgio Linguaglossa)



5 commenti:

giorgio linguaglossa ha detto...

posto qui la mia risposta a un commento di Gino Rago:

Caro Gino,

grazie per aver citato quell'attacco, che mi è costato tre anni di attesa e alla fine ho risolto imponendo le pause del punto tra le singole parole. La poesia è nata dai frantumi di un'altra poesia precedente che non mi soddisfaceva. Appunto, nata dai frantumi, che poi ho collegato con altri frantumi che mi venivano in mente o evocati... e così, tutta la poesia è un universo di frantumi. E ne è venuta fuori una cosa che esula dal frammentismo... insomma un qualcosa di aggregante che ha aggregato molte particelle sub atomiche del mio inconscio. Io credo che la poesia di oggi debba andare nella direzione che tu hai messo in luce: I concetti di equivalenza, di frantumi, di pausatoria, di entanglement, i salti temporali e spaziali (come fai tu), etc. questa è la strada maestra che forse ci porterà verso la nuova poesia.

Mario M. Gabriele ha detto...

Dai che sei bravo! Non c'è bisogno di dirtelo. Mi sa tanto che la poesia sta indirizzandosi verso una supernova linguistica, dietro la quale ci saranno soltanto detriti di vecchie galassie in Big Crunch.

Anonimo ha detto...

Questa poesia è bella in se con tutti gli elementi distintivi richiamati dall'autore e le prerogative indicate da Mario.M Gabriele nel commento.Ma quando il poeta parla di particelle subatomiche del proprio inconscio, io, da chimico, mi fermerei al livello molecolare. Da più parti, in campo letterario, siamo portati a inserire nel dettato termini atomici e sub atomici e forse è il caso di rivalutare le moles(piccole masse), invisibili agli occhi ma che suscitano le sensazioni, percepibili da tutti gli altri sensi e, secondo me, proprio a partire dall'inconscio. Quando respiriamo l'aria respiriamo molecole. Sono le molecole a suscitare le sensazioni dolci e amare della vita. La molecola é la più piccola parte di un elemento capace di un'esistenza indipendente.Forse é tempo, anche per i poeti, di ridarle la giusta importanza.
Bella poesia avevo detto. E bella resta!
Ubaldo de Robertis

Anonimo ha detto...

Ma è poesia questa? Sono frasi attaccate con lo sputo.

Mario M. Gabriele ha detto...

Caro lettore,
rispetto il suo anonimato, ma non è una giustificazione per esprimere un pensiero. Un testo poetico può piacere e non piacere, dipende molto da come si è formata la nostra cultura e quali sono state le poesie che maggiormente hanno determinato un simile parere.Il fatto è che non c'è nulla di stabile nella storia della poesia.Sin dalle prime forme della Scuola poetica siciliana, e via via, attraverso i vari secoli, il linguaggio poetico ha subito innumerevoli trasformazioni.Se mette a confronto il Cantico di Frate Sole di San Francesco,fino ai testi dell'Avanguardia del Gruppo 63, noterà che ci sono state differenze notevoli sia sul piano dei contenuti che del linguaggio.Ecco, volevo portarla alla poesia di Linguaglossa, da lei messa in discussione, per dirle che è parte della evoluzione lessicale a cui si può giungere solo dopo aver familiarizzato con i poeti che cercano di rimuovere le cosiddette arie chiuse. Sono convinto che si abituerà al linguaggio innovativo accettando anche ciò che non le piace, ma che deve far parte della sua cultura. Un saluto Mario M. Gabriele