Graffiti riaffiorano nel tempo.
Ur –Macchina giace
nel cassetto
”manoscritto inutile” e poi Detroit Blues:
tra dolore, esilio, rancore,
e Sonny Boy e Alien, passenger tra Città-States
e Regione-Mondo, lontani dal “crudo Molise”
come un fossile del passato.
A sentire Hewitt dopo
We Took Our Paradise,
si direbbe una storia
di sangue e amore
tra i Bloods e i Crips per una ragazza di nome Maria,
che ci ha aiutato a vivere
con le parole che
sono state lampade accese
come lucciole nel giardino di Laura Marcello.
Le Terzine estorte dal silenzio,
chi le legge, Giose? sono viadotti dell’anima:
“….adesso , nel mezcal, quella tua cura
insana nel rimescolare amore
-puerta del ser –
con quanto trasfigura
o infogna, il breve ponte del dolore,
ma il viaggio va al di là della figura,
oltre lo scandire battito delle ore”.
Non abbiamo un’àncora di salvezza
né piroghe per attraversare il mare.
America di Caryl Chessman e Martin Luther King,
di Angela Davis e dei Black Power.
Ma sempre americano è il condor dell’Oklahoma!
Un nero fumo di fuoco
avvolge questa
estate di rogo Fahrenheit.
E’ orribile, Giose!
Anche Il diavolo fa festa
nei boschi e nelle valli di questa Italy
dove Il tempo nascosto tra le righe,
e Il tè in casa Picasso,
celano l’ansia e il volto di Bambolino,