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giovedì 23 ottobre 2008

SALVATORE QUASIMODO


(1901-1968)


QUASI UN MADRIGALE

Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l’aria dell’estate
s’addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S’allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest’ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni,cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.

Non ho più ricordi, non voglio ricordare,
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull’argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l’acqua i primi rami dentro
il suo colore verde che s’oscura.
E l’uomo che in silenzio s’avvicina
non nasconde un coltello fra le mani
ma un fiore di geranio.
Salvatore Quasimodo


(da: La vita non è sogno, Quasimodo Poesie e Discorsi sulla poesia, a cura di Gilberto Finzi, Mondadori, 1971)

Rifugio d’uccelli notturni

In alto c’è un pino distorto;
sta intento ed ascolta l’abisso
col fusto piegato a balestra.

Rifugio d’uccelli notturni,
nell’ora più alta risuona
d’un battere d’ali veloce.

Ha pure un suo nido il mio cuore
sospeso nel buio, una voce,
sta pure in ascolto la notte.
Salvatore Quasimodo

(da: “Ed è subito sera”, -Quasimodo poesie e discorsi sulla poesia- Mondadori 1971


Specchio

Ed ecco sul tronco
si rompono gemme
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.

E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
Salvatore Quasimodo

(da: “Ed è subito sera”, Quasimodo poesie e discorsi sulla poesia, Mondadori, 1971)

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