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mercoledì 29 ottobre 2008

POESIA ISPANOAMERICANA
GONZALO ROJAS
(1917)




Sublime oscurità

Stanotte ti ho toccato e ti ho sentito
senza che la mia mano si perdesse più in là della mia mano,
senza che mi sfuggissero il corpo e l’udito
in modo quasi umano
ti ho sentito.

Palpitante, non so se come sangue o come nube,
errante,
quasi in punta di piedi, per la casa, oscurità crescente,
oscurità calante, corresti scintillante.

Corresti per la mia casa di legno,
apristi le finestre
e udii il tuo palpito tutta la notte,
progenie degli abissi, silenziosa
guerriera, così terribile, così sublime,
che tutto ciò che esiste, per me, ora,
senza il tuo fuoco è semplice chimera.
Gonzalo Rojas

(Traduzione di Cristina Sparagana, Poesia, anno XVI, marzo 2003, n. 170, Crocetti Editore)


PABLO NERUDA
(1904 1973)


VI

…………………………….
E ora qui vi saluto,
torno alla mia casa, ai miei sogni,
ritorno nella Patagonia, dove
il vento fa vibrare
le stalle e spruzza ghiaccio
l’Oceano. Non sono che un poeta
e vi amo tutti, e vago per il mondo
che amo: nella mia patria i minatori
conoscono le carceri e i soldati
danno ordini ai giudici.
Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere…..
……………………………
Io qui non vengo a risolvere nulla.

Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.
Pablo Neruda

(Traduzione di S. Quasimodo, da: “Si svegli il taglialegna”, La poesia italiana contemporanea, di G. Cavallini e L. Marguati, Editore Bulgarini, Firenze, 1972)

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