JUAN RAMON JIMENEZ
(1881 1958)
Il Viaggio definitivo
….. E me ne andrò. E resteranno gli uccelli
a cantare;
e resterà il mio giardino, col suo verde albero
e col suo pozzo bianco.
Tutte le sere, il cielo sarà azzurro e placido,
e suoneranno, come suonano stasera,
le campane del campanile.
Moriranno quelli che mi amarono;
e il paese si rinnoverà di gente ogni anno;
e nell’angolo, là, del mio giardino fiorito e incalcinato,
vagherà, nostalgico, il mio spirito…..
E me ne andrò, e sarò solo, senza casa, senza albero
verde, senza pozzo bianco,
senza cielo azzurro e placido….
E resteranno gli uccelli a cantare.
Juan Ramon Jimenez
(Traduzione di M. Socrate, da “La poesia italiana contemporanea” di G. Cavallini e L. Marguati,
Editore Bulgarini, 1972)
a cantare;
e resterà il mio giardino, col suo verde albero
e col suo pozzo bianco.
Tutte le sere, il cielo sarà azzurro e placido,
e suoneranno, come suonano stasera,
le campane del campanile.
Moriranno quelli che mi amarono;
e il paese si rinnoverà di gente ogni anno;
e nell’angolo, là, del mio giardino fiorito e incalcinato,
vagherà, nostalgico, il mio spirito…..
E me ne andrò, e sarò solo, senza casa, senza albero
verde, senza pozzo bianco,
senza cielo azzurro e placido….
E resteranno gli uccelli a cantare.
Juan Ramon Jimenez
(Traduzione di M. Socrate, da “La poesia italiana contemporanea” di G. Cavallini e L. Marguati,
Editore Bulgarini, 1972)
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