STEPHANE MALLARME’
(1843-1898)
Ventaglio
O pensosa, per cui mi sprofondo
nella pura delizia senza sentiero,
sappi con sottile menzogna
serbare l’ala mia nella tua mano.
Una freschezza di crepuscolo
ti giunge ad ogni battito
il cui colpo prigioniero allontana
l’orizzonte delicatamente.
Vertigine! Ecco fremere
lo spazio come un grande bacio
che, pazzo di nascere per nessuno,
non può zampillare né acquetarsi.
Senti il paradiso selvaggio
come un riso sepolto
fluire dall’angolo della tua bocca
in fondo all’unanime piega!
E’ lo scettro delle rose vive
stagnanti sulle sere d’oro,
questo bianco volo chiuso che tu posi
contro il fuoco di un braccialetto.
Stéphane Mallarmé
(da: “ Poesie”,” I Poeti maledetti”, a cura di Clemente Fusero, dall’Oglio Editore, Milano, 1955)
nella pura delizia senza sentiero,
sappi con sottile menzogna
serbare l’ala mia nella tua mano.
Una freschezza di crepuscolo
ti giunge ad ogni battito
il cui colpo prigioniero allontana
l’orizzonte delicatamente.
Vertigine! Ecco fremere
lo spazio come un grande bacio
che, pazzo di nascere per nessuno,
non può zampillare né acquetarsi.
Senti il paradiso selvaggio
come un riso sepolto
fluire dall’angolo della tua bocca
in fondo all’unanime piega!
E’ lo scettro delle rose vive
stagnanti sulle sere d’oro,
questo bianco volo chiuso che tu posi
contro il fuoco di un braccialetto.
Stéphane Mallarmé
(da: “ Poesie”,” I Poeti maledetti”, a cura di Clemente Fusero, dall’Oglio Editore, Milano, 1955)
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