Cerca nel blog

giovedì 18 dicembre 2008

POESIA MODERNISTA SPAGNOLA
PEDRO GIMFERRER
(1945)



Nelle cabine telefoniche
Nelle cabine telefoniche
ci sono misteriose iscrizioni disegnate con il rossetto.
Sono le ultime parole delle dolci ragazze bionde
che con la scollatura insanguinata si rifugiano lì per morire.
Ultima notte sotto il pallido neon, ultimo giorno sotto il sole
allucinante,
strade appena annaffiate con magnolie, fari giallognoli,
delle macchine di pattuglia all’alba.
Ti aspetterò all’una e mezza all’uscita dal cinema –
e a quell’ora è già morta nell’Obitorio quella il cui corpo
era un ramo d’orchidee.
Ferita in sparatorie notturne, incalzata per strada dai
riflettori, schiaffeggiata nei nights clubs,
il mio vero e dolce amore piange tra le mie braccia.
Un ultimo chiarore, il più sottile e nitido,
sembra scivolar fuori dai locali chiusi:
questa luce che trattiene i passanti
e gli parla dolcemente dell’infanzia.
Musiche di altri tempi, canzone al ritmo delle cui vecchie
note conoscemmo una sera Ava Gardner,
ragazza avvolta in un impermeabile chiaro che baciammo
una volta in ascensore, al buio tra un piano e l’altro, e
aveva gli occhi molto azzurri, e parlava sempre a voce
bassa, si chiamava Nelly.
Chiude gli occhi e ascolta il canto delle sirene nella notte
inargentata di annunci luminosi.
La notte ha caldi viali azzurri.
Ombre abbracciano ombre in piscina e bar.
Nell’oscuro cielo combattevano gli astri
quando morì d’amore
ed era come se odorasse lentissimamente
un profumo.
Pedro Gimferrer
(Traduzione di R. Rossi, su”Poesia del Novecento in Italia e in Europa”, a cura di Edoardo Esposito, Feltrinelli, 2000)

Nessun commento: