ANTONIO SPAGNUOLO
(1931)
“MEMORIE”
“Parabola”
Ho chiuso i miei
conti con il paradiso
ogni traccia che
cancelli il peccato
incerto come un
bambino smarrito
intento a
prosciugare il cruento fiume della tragedia
o a saettare
distruzioni amorose.
Ogni segnale
confonde i riflessi
a rimbalzi di
basalto per improvvise attese,
candida parabola
di un umile tormento.
Dispettosa
lamella il rimpianto,
cattivo
testimone dei ricordi.
*
“Spazi”
Cosa importa se
le pareti hanno l’unico rumore
che rimbomba tra
battiti,
lo spazio è
prigioniero di se stesso
in una cella che
toglie la memoria.
Accanto l’urlo
distoglie il pensiero
per gli ultimi
giorni di luce,
rimbalza ombre
tra le mura
della mia
esistenza, leggendo ogni segreto.
Tenta beffarmi
al di la del riflesso
la speranza
impaziente, ruggine indelebile,
così che le
labbra hanno l’ultimo salmo .
*
“Abbandono”
Solo in attesa
di arrendermi all’improvviso stupore
rincorro i
fantasmi dei ricordi per cornici
di un abisso
insondabile , di un corrodere
interminabile
sbalzi e detriti.
È l’assordante urla
dell’angoscia,
la piccola
chiave di follie che smemora i desideri,
a sillabare la
distanza del tuo abbandono,
adesso che mi
manca l’ultimo sentiero
tra le scaglie e
la polvere dei giorni
nel tentativo di
spezzare le ombre.
*
“Solitudine”
Desideravi un’altra
primavera
tra spine
delle rose e nubi solitarie
nei colori della
fine di ottobre o la vertigine
che ha confuso
il sorriso.
Desideravi
ancora brividi per sere,
tra il giallo
delle foglie e le coltri,
per rubare moine
o veloci sgomenti,
granelli del nido
silenzioso.
Ora sfugge il
lamento della solitudine
e ti rivedo nuda
nell’azzurro del cielo.
*
“Golfo”
Il golfo accenna
appena il suo cristallo
nel segno dei
gabbiani, finché lo sguardo
insegue il
tramonto nel pallido guizzo della spuma.
Scompare l’azzurro
anche dei sogni
nell’incerta
melodia che tra le note
come un gioco
nuovo riprende desideri.
Il vento
leggermente ti scompiglia la chioma
nell’impazienza
che assottiglia il ritmo
delle attese.
Sei il nitido riflesso di risacca.
*
“Dubbio”
Avverto ancora
il tuo abbraccio che mi avvolge
nella penombra,
ove il tuo mistero
parla con figure
a me sconosciute.
Quando a fine di
ottobre un tempo breve
ha diviso i
risvegli di orizzonte
eri ancora un
corpo da toccare,
che annunciava
sculture tra le rime.
La stagione
sconfina con le piogge
e il mito è
vertigine scomposta
in
questa solitudine del dubbio.
*
“Parole”
Le mie parole
hanno il giogo dell’edera,
strette ai rami
, irrequiete al vento per ricordi,
cingono la
solitudine in quel nodo
che il nostro amore
mostrava insaziabile.
Lungo il tempo
hanno un palpito delicato
inseguono il
rumore della gente
che non conosce
la soglia del cielo
e cede all’ombra
dei frammenti
tra le ciglia e
gli sguardi.
L’orizzonte
incide la tua assenza,
che aleggia
timorosa indecisa
nell’eterna
vendetta dell’infinito.
Hai negli occhi
il fulmine d’autunno,
impertinente e
violento , quasi un gioco
che risplende
innocente fra le ciglia
e ricama motivi
dell’inganno.
Vorresti
intrappolare le moine
come un esile fiore che improvviso
spezza il lungo
silenzio, e fra le dita
disperdi il
labbro sensuale e dolce.
Soffice nuvola
dai capelli neri
racchiudi nel
sorriso l’invito clandestino.
Per te
l’autunno, spettacolo a colori
che ti scopre le
spalle , il seno , il collo,
vorticando gli
azzurri nella grazia interdetta,
anche se taci il
fulgore, ritorna fuori campo.
E sei sparita ,
intrecciando la memoria
che mi corrode
nel baratto che scioglie la follia.
*
“Luna”
Metto a giacere
i riflessi perché non sono io
l’ospite
trasudato del tuo sogno,
l’incredibile
amante silenzioso
sigillato alle
spalle alabastro, riverbero
degli anni
troppo presto fuggiti
ed assediati
nell’eterno abisso senza fondo.
Non puoi vedere
le mani che alla luna
chiedono ancora
illusioni di poesia
mentre il
respiro trattenuto è quel sussurro
che le mie
labbra fibrillano.
La realtà è un’immagine dalle sbavature imperfette
e muove chiarori
inaspettati.
*
“Sonni”
La maligna
brezza delle notti confonde i miei sonni
nel dubbio del
silenzio che mi ottunde,
mettendo insieme
i pezzi di parole
diverse nel
segno , sempre più difficile
nell’alchimia
dell’eterno.
Brucia ogni
menzogna il rimorso
nel moltiplicare
gli sguardi della malinconia
quasi immobile
immagine del niente.
Briciole nel
luccichio degli ammiccamenti
le pupille non hanno
più riflessi.
*
1 commento:
Poesie del lutto e della rimembranza che ricompongono il passato attraverso la rievocazione di ambienti domestici e familiari,con un linguaggio nel quale è soprattutto la figura femminile ad emergere nella costanza tematica del Poeta, che recupera il tempo passato, dando luce a un quadro in Ombra, senza fondo e sempre in superficie.
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