GIORGIO LINGUAGLOSSA
(1949)
Giorgio Linguaglossa UNA POESIA: La grande casa immersa negli
aranci (2006-2016) Nuova versione - con un Commento di Mariella Colonna
La grande casa
immersa tra gli aranci
La grande casa
immersa tra gli aranci.
Un vento freddo la
percorre a ritroso.
Nel cofanetto i
gioielli di mia madre, il bocchino d’avorio,
le lettere avvolte
in un nastro azzurro, il quaderno viola
dove è scritto il
destino.
Sullo stipite del
tempo, l’algida immortalità dell’angelo:
“Vivete in casa e la
casa non crollerà.”
Un bambino siede
sulla riva del mare spumoso.
Cavalieri in armi
galoppano sulla spiaggia.
Il bambino guarda
dalla siepe di oleandri e ginestre
la nuvola di polvere
sollevarsi.
La testa di un
Apollo d’avorio è riversa
tra i solchi di un
campo di grano.
Un’ombra passa sul
volto di mia madre. È giovane.
Si affaccia al
davanzale della finestra, saluta qualcuno
che si assottiglia e
scompare nel fogliame del bosco.
Mia madre invecchia
sempre più velocemente.
Mio padre è caduto
in battaglia e la casa nell'aranceto
è in fiamme...
Commento di Mariella Colonna
La discontinuità del tempo,
l’intimità, l’epica dello spazio che poi è tutt’uno col tempo, l’ambiguità
dell’analogia, le parole - immagini, l’ombra - musica delle parole scaturita
dall’anima del poeta, dalla sua essenza: ecco le prime impressioni che
imprigionano l’attenzione, la costringono a continuare il cammino, ad
approfondirlo.
Chi legge le poesie di Giorgio
Linguaglossa deve farlo con estrema attenzione per cogliere i significati
nascosti dentro la trama delle parole: significati guizzanti come i pesci
d’argento nella rete che tentano di sfuggire alla cattura. Giorgio sa bene che
si dice di più non dicendo e che il lettore deve impegnarsi fino in fondo per accogliere
i suoi messaggi, non gradisce una lettura superficiale delle sue opere. Perciò
alcuni suoi versi, apparentemente descrittivi, immediatamente si diramano in
percorsi da interpretare e collegare.
“La grande casa immersa tra gli aranci.” La vediamo, questa casa, anche se gli aranci la
coprono di verde. Forse è meglio dire che la immaginiamo. Ecco, la descrizione non è “descrittiva” ma
trascinata in un giro di valzer dalle parole che rivelano e nascondono. La casa
io la immagino bianca, ma potrebbe essere d’un bell’arancio rosato, o lavorata
dal tempo e quindi screziata di verde e color ocra.
Il vento freddo che la percorre a ritroso...è un vento che si
lancia oltre il tempo e ci fa posare delicatamente lo sguardo sulle più intense
memorie del passato, la “casa” dell’infanzia di Giorgio è tutta in quel cofanetto di gioielli, nelle lettere avvolte in un nastro azzurro con
il loro mistero, nel quaderno viola dove
è scritto il destino. In quest’ultimo verso dalla discontinuità del tempo,
tra il passato di ciò che è sfiorato dal ricordo e il presente del ricordo, si
solleva un’onda metafisica: in quel
tenero libretto viola è celata la fatalità del destino. La fredda immortalità
dell’angelo (di marmo?) fa pensare ad una lapide funeraria che contrasta con la
tenerezza della memoria: qui la materia e lo spazio giocano un ruolo importante
che, dalla rigidità dell’ammonimento dell’angelo impartito dall’alto, con un
salto liberatorio ci conduce in un quadro surreale alla de Chirico: il poeta
bambino siede sulla riva del mare dove si affacciano gli oleandri e le ginestre
e guarda i cavalli e i cavalieri in armi che galoppano sollevando nuvole di
sabbia o di polvere...In questi passaggi fulminei vedo “l’epica del tempo e
dello spazio”... dal mare dell’infanzia il verso si sposta veloce alla campagna fertile e qui la grecità
erompe in modo scultoreo: la testa di un
Apollo d’avorio è riversa tra i
solchi di un campo di grano.
Registro surreale purissimo, una citazione forte, compenetrata nel testo. Ma subito dopo il cambio di scena: passa
un’ombra sul volto della Madre, intenta a salutare qualcuno: Linguaglossa non ci dice “chi”, ma poi lo capiamo ed ecco
l’attualità del passato. E’ un esempio clamoroso di quanto si può dire senza
dire: la figura del “padre”, liberata dal prototipo, si associa a quella
dell’innamorato di un tempo, il padre stesso, che però oggi insegue il suo
destino: e Giorgio Linguaglossa ce lo fa sentire attraverso l’immagine icastica
della Madre affacciata alla finestra per salutare l’uomo che ama ancora con
passione, quella presenza misteriosa che Lei segue con lo sguardo finché si assottiglia e scompare nel fogliame del
bosco. Lo stesso fogliame che preserva da sguardi indiscreti anche la casa
della memoria e l’infanzia ritrovata.
Priva di qualunque accenno
sentimentale così la scena si delinea nella sua drammaticità con la rivelazione
finale che chiude il cerchio del tempo mitico richiamandosi alla tragedia greca
e perfino ad Omero: Mio padre è caduto in battaglia e la casa
dell’aranceto è in fiamme. Intensi e icastici il dolore e gli affetti che si
sollevano dalle parole e attingono al silenzio sacrale che appartiene soltanto all’anima.
Giorgio Linguaglossa è nato a Istanbul nel 1949 e vive e Roma. Nel
1992 pubblica Uccelli e nel 2000 Paradiso. Ha tradotto poeti inglesi,
francesi e tedeschi tra cui Nelly Sachs e alcune poesie di Georg Trakl. Nel
1993 fonda il quadrimestrale di letteratura «Poiesis» che dal 1997 dirigerà
fino al 2005. Nel 1995 firma con Giuseppe Pedota, Lisa Stace, Maria Rosaria
Madonna e Giorgia Stecher il «Manifesto della Nuova Poesia Metafisica»,
pubblicato sul n. 7 di «Poiesis». È del 2002 Appunti Critici – La poesia italiana del tardo Novecento tra
conformismi e nuove proposte. Nel 2005 pubblica il romanzo breve Ventiquattro tamponamenti prima di andare in
ufficio. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesia La
Belligeranza del
Tramonto. Nel 2007 pubblica Il
minimalismo, ovvero il tentato omicidio della poesia in «Atti del Convegno:
È morto il Novecento? Rileggiamo un secolo», Passigli, Firenze. Nel 2010 escono
La Nuova Poesia Modernista Italiana (1980 –
2010) EdiLet, Roma, e il romanzo Ponzio PilatoMimesis, Milano Nel 2011,
sempre per le edizioni EdiLet di Roma pubblica il saggio Dalla lirica al discorso poetico. Storia della Poesia italiana 1945 -
2010. Nel 2013 escono il libro di poesia Blumenbilder (natura morta con fiori), Passigli, Firenze, e il
saggio critico Dopo il Novecento.
Monitoraggio della poesia italiana contemporanea (2000 - 2013), Società
Editrice Fiorentina, Firenze. Nel 2015 escono La filosofia del tè (Istruzioni sull'uso dell'autenticità)
Ensemble, Roma, e Three Stills in the
Frame Selected poems (1986-2014) Chelsea Editions, New York. Nel 2016
pubblica il romanzo 248 giorni con
Achille e la Tartaruga. Ha fondato la Rivista Letteraria Internazionale
lombradelleparole.wordpress.com - Il suo
sito personale è: www.giorgiolinguaglossa.com
e-mail: glinguaglossa@gmail.com
1 commento:
Caro Giorgio,
grazie di questo gentile omaggio poetico, che ho particolarmente gradito anche perché mi è molto vicino nelle sensazioni, e nella rivisitazione di oggetti e figure che restano nell'album dei ricordi, sempre in superficie, mai dimenticati. E'il più bel dono che la vita possa dare a noi uomini e poeti che trasmettiamo agli altri questi itinerari esistenziali e psicoemotivi.
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