GIORGIO LINGUAGLOSSA
(1949)
DUE POESIE INEDITE di
GIORGIO LINGUAGLOSSA da Il tedio di Dio
con il Commento di Mariella Colonna
El Aleph
Il
Labirinto era una costruzione priva di sincerità, di simmetria,
creato
per suscitare meraviglia e ritorsione negli uomini.
Nel
pensiero dei selvaggi trogloditi, che lo eressero,
imperfettamente,
nel suo centro, dicevano,
ruotasse
El Aleph luminosissimo
che dà
l'eterna felicità agli uomini che lo posseggono...
[...]
Fu così
che tentai l'impresa della sua conquista.
Io,
tribuno militare della legio Victrix,
abbandonai
l'aquila imperiale, disertai, e mi inoltrai
nell'insondabile
deserto con alcuni mercenari agiri.
Gli dèi
plutonici non furono prodighi con la nostra audacia...
La
siccità, l'angoscia e l'insonnia insinuarono il dubbio
nelle
menti dei soldati minandone la tempra,
dissolvendone
la ragione;
le febbri
e gli dèi minori si impossessarono dei sopravvissuti...
[...]
Con pochi
fedelissimi mi avventurai nel deserto dove gli uomini
furono
preda dei coccodrilli famelici
e degli
scorpioni che infestano quelle plaghe desolate.
[...]
Una
mattina, gli uomini, arsi dalla follia e dalla sete,
si
dileguarono, lasciandomi solo nel deserto.
Fu allora
che aprii gli occhi. Vidi El Aleph sostare nell'aria,
luminosissimo...
ruotava sul proprio asse emettendo
una luce
irreplicabile...
Allora
compresi che il Labirinto era nient'altro
che il
deserto, e che la Città degli Immortali era una idea folle
inventata
dai saggi trogloditi per fuorviare e
ingannare
gli uomini...
Gli ozi
di Berenice
I soldati
rinvenirono pepite d'oro nel fiume degli ecatonchiri.
La febbre
e la perfidia si impossessarono del loro animo.
Molti si
gettarono in quel fiume.
Altri,
presi da scelleratezza, disertavano le coorti
di stanza
nella città.
Gli ozi
di Berenice e un fiore misterioso affievolivano le loro menti.
Inutilmente
feci accecare le guide mauritane.
Incauto,
fui prodigo di algida severità.
Invano i
soldati si spalmavano la cera nelle orecchie.
Molti si
bendavano gli occhi per non vedere
il
brillio delle pepite,
supplicavano
di essere legati e imprigionati.
Chiedevano
di essere frustigati.
Tutto fu
inutile.
Vennero
ingoiati dal deserto accecato di luce
e
scomparvero.
Dove la
luce è più alta.
Appresi
allora che l'immaginazione è più forte della realtà,
e la
menzogna più attendibile della verità.
Nel
ricordo del sogno rammentai i Titani
dalle
cento braccia, il loro canto sinuoso e arcaico,
che ci
offrivano pepite d'oro a piene mani.
Compresi
allora il dolore di Odisseo legato
all'albero
maestro...
1) El Aleph - Quello
che colpisce e sorprende, nel linguaggio poetico di Giorgio Linguaglossa, è la
paradossale quanto ragionevole e coinvolgente sinergia tra realismo rigoroso e
capacità visionaria. La singolare dote creativa di saper coniugare e unire l’intuizione
dell’impossibile alla concretezza dell’esistente è la chiave comunicativa e
l’impronta che il poeta dà alla prima delle due poesie che presentiamo, El
Aleph , legata all’ “aura” magica della frequentazione di Lingualossa
all’opera e personalità di Borges. Con parole che includono l’ombra generata
dalla stessa luce che emanano, Giorgio ci racconta una storia “autobiografica”,
in cui ci investe e inonda delle proprie emozioni, ma è forse più esatto dire
che è “come se” l’avesse vissuta davvero, in qualità “tribuno militare della
legio Victrix”, dopo aver disertato e abbandonato le insegne della Roma
imperiale. Il crescendo della tensione narrativa ci accompagna nel viaggio
allucinante in un deserto dove la sete, l’avversione degli dei e soprattutto il
fuoco solare insieme a mostruosi animali decimano il numero dei soldati al
seguito: il legionario romano resta solo e raggiunge da eroe il luogo dove
l’Aleph gli appare luminosissimo e sospeso nell’aria... il racconto ci
coinvolge come drammaticamente vero, ma il poeta, con un colpo di scena finale
nega, motivando, la verità e realtà di quanto ha prima narrato: e qui si
accende nel lettore la lotta tra le parole e la loro ombra, tra il reale e
l’immaginario. Ma è importante sottolineare che in questa poesia il reale non
tradisce mai se stesso neppure quando è l’elemento base su cui l’immaginario si
solleva e prende vita in tutta la sua potenza, come nel momento della visione
dell’Aleph. Sconcertati, ci domandiamo se «i saggi trogloditi» ideatori de La
città degli immortali fossero spregevoli falsari o potentissimi
visionari-profeti. Credo che neppure il poeta possa o voglia saperlo, tanto le
sue parole si distaccano da lui e vivono di vita propria...
2) Nella seconda poesia, Gli
ozi di Berenice, Linguaglossa ci rappresenta con parole e immagini-simbolo, preziosi frammenti di
realtà «storica» che si compongono come
in un mosaico. E il lettore viene chiamato a vivere un’avventura sconvolgente
che si conclude in modo tragico per i soldati per la loro frenesia nella
ricerca dell’oro, ma anche per la misteriosa magia di un fiore. E’ notevole,
qui, lo snodarsi delle parole sempre in crescendo, come dalle spire di un
serpente che poi finisce per divorare gli infelici soldati. Una scheggia di
mito come questa, si sa, ha quasi sempre un finale tragico: e, in questi versi,
il mito accende i riflettori sull’influsso demoniaco che il potere dell’oro e
del denaro esercita sugli uomini di tutti i tempi e in particolare sull’umanità
di oggi. La conclusione sconcerta: la menzogna dunque ha più seguaci che non la
verità? È vero, l’inganno satanico riduce l’uomo “in cenere”, ma l’uomo si
potrà salvare finché poeti come Linguaglossa scriveranno versi da lanciare come
giavellotti (e con sacrosanta violenza) verso le coscienze profondamente
addormentate nel sonno della ragione. Ma che l’Immaginazione sia più forte
della Ragione non dovrebbe dare scandalo, anzi: se la capacità di immaginare
salva l’uomo dal nulla del pensiero unico e dai miti della falsa ragione, la
Ragione vera non crea miti ma può andare d’amore e d’accordo anche con la vera
Immaginazione.
Giorgio
Linguaglossa è
nato a Istanbul nel 1949 e vive e Roma. Nel 1992 pubblica Uccelli e nel 2000 Paradiso.
Ha tradotto poeti inglesi, francesi e tedeschi tra cui Nelly Sachs e alcune
poesie di Georg Trakl. Nel 1993 fonda il quadrimestrale di letteratura
«Poiesis» che dal 1997 dirigerà fino al 2005. Nel 1995 firma con Giuseppe
Pedota, Lisa Stace, Maria Rosaria Madonna e Giorgia Stecher il «Manifesto della
Nuova Poesia Metafisica», pubblicato sul n. 7 di «Poiesis». È del 2002 Appunti Critici – La poesia italiana del
tardo Novecento tra conformismi e nuove proposte. Nel 2005 pubblica il
romanzo breve Ventiquattro tamponamenti
prima di andare in ufficio. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesia La Belligeranza del Tramonto. Nel 2007
pubblica Il minimalismo, ovvero il
tentato omicidio della poesia in «Atti del Convegno: È morto il Novecento?
Rileggiamo un secolo», Passigli, Firenze. Nel 2010 escono La Nuova Poesia Modernista Italiana (1980 – 2010) EdiLet, Roma, e
il romanzo Ponzio PilatoMimesis,
Milano Nel 2011, sempre per le edizioni EdiLet di Roma pubblica il saggio Dalla lirica al discorso poetico. Storia
della Poesia italiana 1945 - 2010. Nel 2013 escono il libro di poesia Blumenbilder (natura morta con fiori),
Passigli, Firenze, e il saggio critico Dopo
il Novecento. Monitoraggio della poesia italiana contemporanea (2000 -
2013), Società Editrice Fiorentina, Firenze. Nel 2015 escono La filosofia del tè (Istruzioni sull'uso
dell'autenticità) Ensemble, Roma, e Three
Stills in the Frame Selected poems (1986-2014) Chelsea Editions, New York.
Nel 2016 pubblica il romanzo 248 giorni
con Achille e la Tartaruga. Ha fondato la Rivista Letteraria Internazionale
lombradelleparole.wordpress.com - Il suo
sito personale è: www.giorgiolinguaglossa.com
e-mail: glinguaglossa@gmail.com
Mariella Colonna Filippone è nata a Roma dove vive con la famiglia. Nel 1989
vince il “Premio Italia RAI” con Un
contrabbasso in cerca d’amore, musica di F. Petracchi (con L.Poli e
G.Moschin). Sempre per RadioI scrive: La
farfalla azzurra, Quindici parole per
un coltello e Il tempo di una stella. Per il IV centenario
Fatebenefratelli-Isola Tiberina è coautrice del testo teatrale La follia di Giovanni (Lucca, Premio
Nazionale Teatro Sacro a confronto),
realizzato e trasmesso da RAI 3 nell‘86. Coautrice del testo e video
Costellazioni, gioco dei racconti
infiniti in parole e immagini (Ed.Armando/Ist.Luce). Nella collana “Città
immateriale” ed.Marcon, pubblica Fuga dal
Paradiso. Immagine e comunicazione nella Città del futuro Nel 2008 pubblica
Guerrigliera del sole nella collana
“I libri di Emil”, ed.Odoya, nel
2010 Dove
Dio ci nasconde, ed. Albatros, nel 2011 Due
cuori per una Regina, ed.Guida (coautrice insieme al marito Mario Colonna),
nel 2013 L’innocenza del mare (Europa
edizioni), Nel 2014 Paradiso vuol dire
giardino, ed.Simple.
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