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venerdì 24 ottobre 2008

MARIO LUZI
(1914-2005)


Parca –Villaggio

A lungo si parlò di te attorno ai fuochi
dopo le devozioni della sera
in queste case grigie ove impassibile
il tempo porta e scaccia volti d’uomini.

Dopo il discorso cadde su altri ed i suoi averi,
furono matrimoni, morti, nascite,
il mesto rituale della vita.
Qualcuno, forestiero, passò di qui e scomparve.

Io vecchia donna in questa vecchia casa,
cucio il passato col presente, intesso
la tua infanzia con quella di tuo figlio
che attraversa la piazza con le rondini.
Mario Luzi

(da: Il giusto della vita, Garzanti, 1971)

2 commenti:

Antonia ha detto...

Parca-Villaggio

Ho scoperto casualmente questo sito e vorrei sottoporre al Suo giudizio una mia faticosa interpretazione di questa bella e misteriosa poesia di Mario Luzi.

Commento

Brevi pennellate a tratteggiare un interno, dove una vecchia serba memorie ( di persone, di eventi) e garantisce cosi' una difesa contro l'inesorabile trascorrere del tempo, che si porta via ogni cosa.
Tutto passa, ma la vecchia donna assicura il legame fra due generazioni ( figlio e nipote), sullo sfondo di conversazioni che riguardano persone che non ci sono piu'.
Una poesia che si identifica con uno stile senza vani compiacimenti, ma nel contempo senza aridita'.
Il tono e' dato dalla tristezza virile di chi non si fa illusioni.
La Parca mitologica tesse le fila del destino; la vecchia donna assicura la continuita' della memoria fra passato, presente e futuro.
Un futiro comunque vitale, raffigurato nella corsa del bambino e nel volo delle rondini.
Antonia Chimenti

Mario M. Gabriele ha detto...

Gentile Antonia Chimenti,
solo oggi, 16 febbraio 2012, leggo il suo commento alla poesia di Luzi. Organicamente, la sua esposizione critica è lodevole per l'impegno assunto e per la chiarezza dei passaggi poetici che ha rilevato nel testo Parca-Villaggio. Tradurre in sintesi critica una poesia è sempre un atto di corrispondenza emotiva, quale "movimento dell'anima" e di traduzione estetica. Bene, continui così. Cordiali saluti. Mario M. Gabriele