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venerdì 23 aprile 2010

POESIA MESSICANA
JOSE' EMILIO PACHECO
(1939)


TERRA


La profonda Terra è
la somma dei morti.
Carne unanime
delle generazioni consumate.

Calpestiamo ossa,
avanzi e sangue secco,
invisibili ferite.

La polvere
che ci macchia il viso
è la traccia
di un crimine insaziabile.

da Non chiedermi come passa il tempo (1964-1968)



IN FIN DEI CONTI

Dov'è finito ciò che accadde
e che fine ha fatto tanta gente?

Via via che passa il tempo
ci facciamo più sconosciuti.

Degli amori non è rimasto
nemmeno un segno tra gli alberi.

E gli amici se ne vanno sempre.
Sono viaggiatori sui binari.

Anche se uno esiste per gli altri
(senza di loro è inesistente),

conta soltanto la solitudine
per dirle tutto e fare i conti.

da Fin d'allora (1975-1978)



TERRA DI NESSUNO

Sull'ignoranza a metà d'una lingua,
visto che il dominio è impossibile,
le parole dimostrano d'essere fatte
dell'essenza del mondo e della poesia.

Penso a dirti, per esempio:
"melma, fango, terra,
polvere, suolo, sporcizia,
sudiciume, oscenità,
bassezza, infamia."

Sudiciume della terra, tomba e utero.
Sacra immondizia
che impastarono piante e ossa.
Putrefazione che ci dà la vita dalla morte.

Strano chiamare "Terra" il pianeta errante
dove navighiamo sempre nelle tenebre
e alla materia dalla quale tutto viene
e alla quale tutto ritorna.

La terra desolata, la terra promessa
la terra di nessuno.


José Emilio Pacheco
da Il silenzio della luna (1985-1996)
Traduzioni di Alessio Brandolini e Perla Elias Nemer
Tratto da Fili d'aquilone

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