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giovedì 15 ottobre 2009

ANGELO FERRANTE
(1938-2010)


I

Tu, mio sentire il tempo, la sorte,
la vita, non abbandonarmi mai.
Sii aspro e dolce, aprimi le porte
dell'anima, e canta quel che sai.

Non tralasciare ciò che l'occhio umano
non scorge: i minimi frantumi, il lento
sfarinìo delle rocce, il lontano
mormorìo degli astri, l'aria, il vento.

E più rammenta il moto della polvere
quando, nuda, s'adagia sulle cose.
E' nell'invisibile dissolvere
il sè che la vita traccia le sue pòse.

Ma poi tutto si muove e si trasforma,
anche ciò che non sembra che si muova.
E anche l'eterno, che non lascia orma,
nell'ignoto si muta e si rinnova.

Angelo Ferrante
(da: "dentro la vita" - Moretti & Vitali Editore, 2007)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

a parte le quartine cadenzate, la poesia realizza compiutamente il senso del tempo e della speranza

Anonimo ha detto...

Un testo calibratamente lirico, che metabolizza la percezione del tempo e della vita, non tralasciando " ciò che l'occhio umano / non scorge, i minimi frantumi il lento / sfarinio delle rocce, il lontano / mormorio degli astri, l'aria, il vento/.. ovvero la cosmologia dell'essere dentro e fuori questo mondo.
Renato Pizzi