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martedì 6 ottobre 2009

GIULIA NICCOLAI
(1934)


Da:FRISBIES (1982)


Una volta
aprendo il frigorifero
é capitato anche a me di dire:
“C’è qualcosa di marcio in Danimarca”.

Un uomo mi fa notare
-durante l’intervallo di una mia lettura alla Pasticceria-
che il pane in Toscana viene fatto senza sale
e che Dante ha scritto:
“Tu proverai sì come sa di sale
Lo pane altrui…
E intanto Dante sale.

IS mi dice di aver visto vicino alla Porta Romana
un picoloo ristourante Thaigliandeisi.
“Come, dico io, “il ristorante si chiama Italia Daisy?
“Come, dice lui, (“Italian Daisy? Thaigliandeisi”
“Ah, Thailandese, dico io. (Lui, IS, mi stava parlando
in italiano e io lo stavo ascoltando in inglese).
E pensare che la più “bella” signora dell’orto
che io ero convinta si chiamasse Italia,
si chiama invece Margherita.

Non si gioca a Frisby solo con le parole
è bene farlo anche con le braccia e con le gambe.

“Beati i poveri di spirito”
dovrebbe dare in inglese
“Blessed are the half-wits”
Invece fa: “Blessed are the poor in spirito”
Sì, bevo sempre parecchio.

Vichinghi, normanni e altri
-per lo più navigatori –
vengono solitamente raffigurati
a prua, in piedi, che scrutano l’orizzonte. Alias infinito.
A un certo punto, però anche loro
saranno costretti a dire “Terra-terra-.

I Presidenti degli Stati Uniti
-da quando televisione é televisione-
e quando parlano al popolo americano,
fissano sempre un punto sopra l’obiettivo della camera.
(Vedi: orizzonte. Vedi infinito).

Sapeva quello che si diceva
quello che ha detto:
“Vedi Napoli e poi muori”.
(Questo è un omaggio ai leopardi, ai gattopardi, ai viceré, alle
pantere nere?)

La poesia
va da tutte le parti
e così fo’ io.
Laudata sia.

Giulia Niccolai
(da: Nuovi segnali, antologia sulle poetiche verbo-visuali italiane negli Anni Settanta-Ottanta, a cura di Vitaldo Conte, Maggioli editore, 1994). Riportato nella Rivista Quinta Generazione, anno XII, 1984, Maggio-Giugno)

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