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giovedì 23 ottobre 2008

ALFONSO GATTO
(1909-1976)


Parole

“Ti perderò come si perde un giorno
chiaro di festa: - io lo dicevo all’ombra
ch’eri nel vano della stanza – attesa,
la mia memoria ti cercò negli anni
floridi un nome, una sembianza: pure,
dileguerai, e sarà sempre oblio
di noi nel mondo”.

Tu guardavi il giorno
svanito nel crepuscolo, parlavo
della pace infinita che sui fiumi
stende la sera alla campagna.
Alfonso Gatto

(da: Arie e ricordi: Poesie, Mondadori, 1967



A mio padre

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni di libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi azzurri di sorriso, neri
neri come rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
“Com’è bella la notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno” Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.
Alfonso Gatto

(da:Poesie, Poesia Italiana del Novecento, a cura di Edoardo Sanguineti, Einaudi Editore, 1970)


Sera di Versilia

Come il mare deserto stacca il molo
nel cielo puro del tramonto, solo
resta sul tetto di lamiera un fioco
riverbero del giorno. A poco a poco
appassisce nell’aria anche il clamore
monotono d’un grido e nell’odore
largo del vento e della sera stagna
la pineta già d’ombra, la campagna
deserta nei suoi pascoli, nel raro
lume dell’acque. Ora il silenzio è chiaro.
E la notte verrà con l’incantate
terrazze ai balli forti dell’estate,
al novilunio tenero dell’Alpe.
Alfonso Gatto

(da: “Poesie”, II Edizione 1967, Mondadori)

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