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giovedì 8 ottobre 2009

GIOVANNI TESTORI
(1923-1993)


A TE

Se tu m’amassi un po’ di più,
ti giuro
non potrei,
non vivere più.

*

Nella vita
non incontrerai più nessuno.

Il miracolo non si ripete é uno.
Si adagia su di te la sera,
si adagia su di me
la tua affranta, perseguita giovinezza.

Non ci sarà più bellezza;
se tu parti,
non ci sarà più salvezza.

*

Sei tu che hai fatto nevicare?
E per dirmi che mi vuoi davvero stringere,
baciare?

*

Non guardarmi.
Sai che posso piangere,
tremare

E’ solo così che ci possiamo amare?

*

Avremmo percorso insieme
Le strade che attendono
i misconosciuti, i banditi.
Saremmo stati dei vermi, dei cani,
ma la sera, oh amore, la sera
ci saremmo stretti come due poveri figli
nelle nostre tristissime mani…

*

Lentamente ti carichi anche tu
della mia stessa croce.

Affranto sotto il peso
non ti senti triste,
non ti senti offeso.

Sei una pecora che avanza
e non bela ormai più:
sei hai bisogno – mi dici –
la mia felicità prendila tu.

Giovanni Testori
(Da: A te, Almanacco dello Specchio, 1979, su Quinta Generazione, Anno XII-1984, Maggio-Giugno nn. 119-120)

1 commento:

Anonimo ha detto...

a un amore...