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domenica 4 ottobre 2009

TOMMASO OTTONIERI
(1958)


IL SOFFIO DELLA TERRA


Sono nella terra, solo. Tutt’intorno, zolle rivoltate, terreni
coltivati a patate, e la raccolta detto fatto, e via. Tutto quello
che non si vede, stando nella terra. E il ventare discontinuo
d’un’autostrada semiabbandonata, lassù, che se ci passa un
autotreno sul cavalcavia vibra, gonfia le ossa, le stritola, Io
sento: Terrapieni, dalla piana, e il gettito d’asfalto lungo fino
all’Adriatico, che io non posso vedere e che sento. Vibrato…
nella terra…. dove sciogliendosi giorno su giorno….No, que-
sta è la terra, questi sono gli occhi, occhi su occhi, occhi nel-
la terra. Dove colliquandosi a nutrirla….Vedo la pianta non la
vedo che si gonfia, giorno su giorno, succhia via…..scioglien-
dosi….e si fa grassa e soffia. E’ la mia terra.

E’ la tua terra. Vedo i tuoi occhi nella terra. Vedo le mani……
sprofondano in liquami…..occhi spenti, terra spenta, si gon-
fia, tua. I canali che convogliano nella spianata quello che la
gonfia e la fa forte, le strade diritte si secheranno a 90° rico-
noscenti, ancora, auff, ancora, file d’alberi chinandosi, si pi-
gliano la pappa, salutano, frusciano, arrivano dove sei tu,
non ti preoccupare.

Immobile. Una maledizione ti dico. Questo piantare le radi-
ci e la radice sei tu, in questa terra inesistente, stare nella ter-
ra e la terra sei tu, proprio tu, inesistente, ah! — un metro e
poco più di terra su di sé ed è tutta un’altra storia. Niente da
ridere. Tutto filtra, tutto cresce. Si pianta, sono le radici,
niente da ridere, filamentoso, qualcosa che mi pianta quas-
sotto, che mica lo estirperesti, fa freddo. Dio, i miei pensieri
qui a sciogliersi nella distesa di patate….E la nutrono, amo-
revoli, distesa, l’infinità dei campi, che mi gonfia non lo ve-
dono i miei occhi….Nella mia terra.

Dentro la terra. Occhi spaziano. Spenti spaziano, spenta ter-
ra, la tua.

Un fazzoletto di terra dove sognare, e già che sogno. Spen-
to, liquido, non qui, non altrove. Dove te ne vai ragazzo?
Perché non qui a mandarmi il tuo calore? Corpo vivo sulla
terra morta. Quaggiù, con qualche buona spanna di terra so-
pra gli occhi….respiro…questo disciogliersi….qualcosa bat-
te….più niente. Il freddo che fermenta dagli alluci in su, stan-
do nella terra, la mia terra. Dimmi ci pensi? Dissipando le
sostanze negli umori della piana….

Tommaso Ottonieri
(da: Contatto, 2002 - La parola negata di Mario M. Gabriele - Nuova Letteratura, 2005)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A Ottonieri non é mancata la rivoluzione del verso, ricorrendo a vari supporti intermediali, e lessicofonici; tuttavia é stato uno ssperimentatore della parola, dimostrando che non esistono limiti alle formulazioni linguistiche, attraverso struttire, forme ipotesi di lavoro

Anonimo ha detto...

buono, non ha ignorato la lezione degli autori anglosassoni...bene.