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venerdì 9 ottobre 2009

STELIO MARIA MARTINI
(1934)


*

é vero, amore, è vero: dietro i muri, oltre le porte
esistono gli angeli lievitanti dei bordelli-
é vero, amore, è vero: basterebbe infatti abolire gli opericoli-
io credo ai miracoli, al sonno, e intanto giacciono i terremoti-

ognuno mi stende la mano, una sua zampetta pelosa
ognuno mi offre una rosa o un’unghia, ma invano-
la strada, la folla, ogni cosa caduta e gettata
è bella con te… è vero, ma, cos’è mai capire?

é vero, amore, è vero: né per frigus pars destrens
mi sento rivivere, né sono per questo più acuto-
il mare, il cielo, il sole, le zanzare, i tafani, le mosche
è tutto una musica nel tuo ronzare plenilunio-

ho l’anima piena di luce, non sono altro che un bugno
io amo, io sono felice nonostante i privati fetori-
è vero, un miracolo, è vero, in questo ricettacolo di goccioline,
amore, sei tu, ritrovato nell’incredibile brulicante

Stelio Maria Martini
(Da: Schemi, su Risvolti, Quaderni di linguaggi in movimento, Edizioni Riccardi, Arvenum Poetryn. 1, 1008)


HARLET’S HOUSE

C’incamminammo a passo errante
per la lunare strada sognante
e finimmo davanti all’Harlot’s House.

Da dentro udimmo oltre il fracasso,
alto e distinto in mezzo al chiasso,
il Treus Liebes Herz di Strauss.

Come strani automi grotteschi
componevano fantastici arabeschi
ombre in moto di là da un paravento.

Vedevamo spettrali ballerini
muoversi a suon di corni e di violini:
un turbinio di foglie nere al vento.

Come pupazzi comandati a fili
quei gracili scheletrici profili
saltellavano simili a birilli.

Si prendevano l’un l’altro per mano
ballando seriamente un ballo vano
tra sonore risate, grida e strilli.

Ora una bambola stringeva al petto
un fantoccio meccanico all’aspetto,
ora sembrava accennassero a un canto.

Ora invece un’orrenda marionetta
usciva a fumare una sua sigaretta
come se fosse viva per incanto.

Allora dissi rivolto al mio amore:
ballano i morti coi morti, è un orrore,
un vortice di polvere in caduta!

Ma lei sentiva il violino e lasciò,
lasciò il mio fianco sinistro ed entrò,
entrò il mio amore nella casa perduta.

Ed ecco di colpo quei suoni stonarono,
i ballerini il ballo arrestarono,
cessava con il valzer l’impostura.

E giù per la lunga, immobile strada
nell’alba grigia di fredda rugiada
un brivido corse di bimba in paura.

Stelio Maria Martini
(Da: Via nel tempo,Il Laboratorio/ Le Edizioni, Nola, 1997)

1 commento:

Anonimo ha detto...

sì, anche a me brividi...